Il prestanome dei fratelli Esposito per l’agenzia di scommesse a piazza Mercato era Diego La Monica, 40enne del rione Triano anche lui indagato, che da settembre 2013 si e’ occupato dei lavori di ristrutturazione dei locali in cui ha sede l’agenzia e ha stipulato i contratti necessari per l’avvio dell’attivita’. Per  lui e i fratelli Gabriele e Francesco Esposito il gip Giuliana Pollio ha rigettato la misura cautelare. In realta’, come mostrano le intercettazioni, l’uomo e’ un dipendente stipendiato e agisce secondo istruzione dei fratelli Esposito, in primis Giuseppe, quello che ha voluto l’agenzia, e poi Gabriele, anche se Francesco, ascoltano gli investigatori, costantemente si tiene aggiornato sulla contabilita’. I tre fratelli, per il gip Giuliana Pollio, che firma le due misure cautelari per Giuseppe Esposito e per il reato di estorsione per Salvatore Maggio, frutto dell’indagine della Dia napoletana, sono “intranei ad associazioni criminali di stampo camorristico” e grazie ai loro rapporti con i clan le loro imprese del settore giocattoli, come dimostrano accertamenti nel 2016 presso la Camera di Comemrcio, hanno “una enorme crescita” in Italia e all’estero nel giro di poco tempo. I legami con i Sarno e con i Mazzarella arrivano da parentele. Con i primi, passano per il capozona in piazza Mercato, l’area in cui gli Esposito inizieranno l’attivita’ di gestori di centri scommesse, cioe’ Vincenzo Palazzo, loro cugino. In piazza Mercato fino al 2007 sono i Misso e i Mazzarella a governare il territorio, in una alleanza che viene spazzata via da provvedimenti giudiziari che colpiscono i vertici delle due cosche; Palazzo, da poco tornato libero, prende il comando, anche dopo una lunga fase di omicidi, e fino al 2009, quando viene di nuovo arrestato, controlla la zona. Le intercettazioni ai fratelli Esposito mostrano che “tra il 2013 e il 2014 si sono occupati di fornire sostegno economico” a Vincenzo Palazzo in carcere, alla sua famiglia e ai suoi fratelli. Tante le conversazioni e gli sms tra la convivente di Palazzo e Gabriele Esposito, in cui prima si allude solo a somme di denaro elargite dagli imprenditori (“il pesce”, anziche’ soldi, dice ad esempio la donna), poi si parla esplictamente di euro, dai 200 ai 700, con Giuseppe che si sfoga anche con lo zio Pasquale e dice di volersi “togliere da mezzo”, perche’ “non posso cacciare di piu'”, dato che “qua non si sta lavorando”. Con i Contini, c’e’ un rapporto diretto attraverso il suocero di Francesco, Vincenzo Aterrano, legato a Patrizio Bosti al punto da farlo intervenire nella richiesta di ‘pizzo’ che l’agenzia subisce da Salvatore Maggio, ex di Mazzarella messosi in proprio di cui l’uomo dice che e’ “un assassino”, un “cofano di morti”. Diego La Monica e’ servito agli Esposito per evitare l’interdittiva antimafia dopo la condanna di Gabriele; come dice Giuseppe al telefono il 19 settembre 2013 a un conoscente, “dell’agenzia non deve sapere niente nessuno, noi ci dobbiamo nascondere”. Gli affari vanno bene, tanto che da settembre 2013 a maggio 2014, come l’imprenditore rendiconta al fratello, da’ “120mila euro di profilo netto, guadagno 60mila”. Sono le mogli degli imprenditori ad avere perplessita’, che sono evidenti in una conversazione intercettata da una microspia in un’auto tra due di loro il 29 ottobre 2013, all’indomani della richiesta di ‘pizzo’. “Il gioco e’ un mestiere di strada…pensano di essere intoccabili…ma le regole sono quelle, allora pagate – dice una, che incolpa Giuseppe di aver fatto una scelta sbagliata – facciamo i giocattoli…ma gli manca qualcosa a ‘sto Giuseppe? Perche’ non si mette a lavorare e si impegna al lavoro suo?”. La situazione sara’ risolta dal suocero di Francesco, che prima ottiene uno sconto, sempre grazie a Bosti, da 1000, quanto pagano gli altri commercianti della zona, a 500 euro, poi, scrive il gip, grazie a quell’amicizia “consente agli Esposito di sottrarsi alle richieste estorsive di Maggio”.
Antonio Esposito
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(nella foto un’agenzia di scommesse Eurobet e Giuseppe Esposito)