Camorra: i Nappello, la rapina per finanziare il clan e la sfida alle altre cosche

Una rapina per finanziare il clan, quindi non un semplice colpo da microcriminali. Ecco perché ai cinque presunti affiliati al clan Nappello di Miano è stata contestata l’aggravante mafiosa insieme alla rapina da 25mila euro portata a temine in un centro Snai di Miano. Il sesto inda- gato era Carlo Nappello senior, ucciso in un agguato il 27 maggio scorso con il nipote omonimo. Il 44enne era stato condannato in primo grado a 4 anni e 6 mesi di reclusione per droga, ma il Riesame lo aveva scarcerato e così era diventato uno dei bersagli grossi del clan nemico, gli Stabile-Ferraro.  Già lo scorso 25 maggio furono arrestati sei estorsori legati ai Nappello. Poi il 31 maggio, come ricorda Il Roma sono stati assicurati alla giustizia i cinque rapinatori: un decreto di fermo della Dda, cui è seguita un’ordinanza di custodia cautelare eseguita ieri a carico dei destinatari, nel frattempo già in carcere: Michele Menna, 22anni, Pasquale Palma, 36, Pasquale Limatola, 37, Pasquale Flagiello, 32, e Gennaro Ruggero detto “a cannola”, 48enne, tutti già noti alle forze dell’ordine e affiliati al gruppo Nappello, attivo soprattutto a Miano. Significativo che tra i destinatari del provvedimento restrittivo, lo scorso 31 maggio, ci sarebbe stato Carlo Nappello, 44enne detto “’o pavone”, assassinato in vico Vincenzo Valente mentre con il nipote soprannominato “Scicchignotto” tornava a casa in sella a uno scooter.

Il clan Nappello aveva tentato di imporre la sua leadership sul territorio in modo plateale, con un’azione che ha scatenato l’inizio di una sorta di faida all’ombra del fu clan Lo Russo. Alla guida della banda di rapinatori con caschi e passamontagna c’era Carlo Nappello. Un guanto di sfida lanciato ad altri concorrenti alla leadership di Miano. Una svolta per un gruppo in crescita che puntava ad occupare gli spazi lasciati vacanti dalla decisione dei boss Carlo Lo Russo di collaborare con la giustizia., che aveva seguito il fratello Mario e prima ancora Salvatore. E dopo di lui sono arrivati anche i pentimento del nipote  Antonio Lo Russo, figlio di Salvatore, di Antonio Esposito e Rosario De Stefano. Gli inquirenti ritengono che la scelta del gruppo Nappello di rapinare un’agenzia di scommesse nel loro territorio ha scatenato la reazione di altre famiglie cresciute all’ombra dei Lo Russo, un tempo alleate agli stessi Nappello, ma ora più che mai votate alla conquista del trono che fu dei “capitoni”.


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