Camorra, i pentiti confermano: “Donna Imma voleva uccidere tutti i vertici del clan Birra-Iacomino”

Immacolata Adamo, la vedova nera della camorra di Ercolano,  voleva annientare tutti i capi della cosca rivale dei Birra-Iacomino. E in particolare i boss Giovanni Birra e Stefano Zeno insieme con il pericoloso killer Salvatore Viola. Il retroscena è emerso dalla carte del processo contro “Donna Assunta”, la moglie del boss de­funto Raffaele Ascione, detto Rafele ‘o luongo padrino indiscusso della camorra ercolanese degli anni Novanta morto in carcere. Secondo il racconto dei pentiti Antonio Birra, fratello del boss Giovanni ‘a mazza, Marco Cefariello  e Ignazio Magliulo, i tre sarebbero finiti nella “black list” di donna Assunta insieme con Giuseppe Infante, parente di Giovanni Birra, ucciso nel 2006. Secon­do il killer pentito Gerardo Sannino Immacolata Adamo avrebbe commissionato il delit­to di Infante dopo aver rifiutato l’offerta dei Birra : la cosca di Giovanni ‘a mazza propose un premio da 50 milioni di lire ad Immacolata Adamo come contropartita per l’uscita di scena degli Ascione-Papale dalla gestione de­gli affari criminali ad Ercolano. Un’accusa gravissima, quella di Sannino, visto che l’omicidio di Giusep­pe Infante rappresenta un crocevia chiave della guerra di camorra di Ercolano. Quel delitto – secondo l’Antimafia – innescò una lunga scia di san­gue e vendette che portò alla morte di almeno 60 tra boss, affiliati e killer vicini alle due organizzazioni criminali. Una guerra sulla quale pesa, oggi, anche l’ombra di lady camorra

A giugno 2016 – dopo una vita spesa al servizio della malavita – Antonio Birra, fratello del boss Giovanni ha deciso di collaborare con la giusti­zia. Prima di lui si era pentito anche il suo figliastro Franco Sannino, noto killer della cosca. I due nuovi collaboratori di giustizia hanno raccontato insieme con gli altri ai magistrati della Dda di Napoli fatti non noti fino ad oggi. E’ stato già condannato all’ergastolo per gli omicidi di Ciro Cozzolino, ucciso a Prato nel 1999, e quello di Costanzo Calcagno, massacrato a Ercolano nel 2001 nell’ambito della sanguinaria faida tra i Birra-Iacomino e gli Ascione-Papale. Antonio Birra tra il 2007 e il 2008, l’anno in cui la cosca era rimasta orfana di Stefano Zeno e Giovanni Birra, ha da solo gestito gli affari del cartello criminale della “cuparella”. “Una volta uscito dal carcere mio fra­tello mandò 30 milioni di lire ad Ada­mo Assunta – racconta il superpentito – come segno di “rispetto”. Questo gesto di mio fratello era finalizzato nel dire alla Adamo di starsene buona e calma e di smettere di delinquere, perchè in quella situazione era lui che comandava”.
Un’offerta che la “vedova nera” del­ la camorra avrebbe – in un primo momento – rifiutato, secondo Birra. Al punto che a farsi carico della “trat­tativa” furono Stefano Zeno – l’altro reggente del clan – e Salvatore Viola: “i personaggi più temuti del clan”, come racconta Antonio Birra.

Anche se lo stesso episodio viene raccontato in maniera diversa da un altro pentito sempre del clan Birra, ovvero Gerardo Sannino.
Ma donna Imma non molla. Prima si rifiuta, poi – dopo qualche giorno – si presenta a casa di Giovanni Birra per firmare – secondo il super pentito – un accordo farsa. “Qualche giorno dopo si presentò nella stalla un affi­liato di Caivano-racconta Birra-ci avvertì che la Adamo aveva offerto 100 milioni di lire per uccidere Ste­fano Zeno e Salvatore Viola. A quel punto fu chiaro il doppio gioco della Adamo che tramava per aggredirci. Evidentemente il denaro offerto doveva essere poco rispetto alle ci­fre entrate in casa Ascione per gli affari illeciti. Fu questa – secondo Birra – una delle ragioni scatenanti alla base dell’incredibile guerra che insanguinò le strade di Ercolano.

Ha messo a verbale Antonio Birra: “Posso affermare, senza timore di smentite che questa donna è stata un capo del clan Ascione. Ha diretto il clan sia quando suo marito era ancora vivo ma soffriva periodi di detenzione, sia quando il marito è morto in carcere. Anche quando sono stato libero l’ultima volta, nel 2006, Adamo Assunta era la reggente del clan Ascione…Avevo contatti anche con personaggi che gravitavano
nell’orbita di quella cosca camorristica che mi confermavano che agivano in nome, per conto e su ordine e mandato della Adamo”.

 

(nella foto da sinistra Immacolata Adamo, Giovanni Birra, Stefano Zeno, Salvatore Viola, Antonio Birra, Marco Cefariello e Ignazio Magliulo)

 


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