Camorra: “Il cameriere aveva paura di essere ucciso da persone dei Quartieri Spagnoli”

“Lello aveva paura di essere ucciso. Da alcune settimane era nervoso, preoccupato e mi aveva confidato di dovere dei soldi a persone dei Quartieri Spagnoli”. E’ la deposizione messa a verbale da un amico di  Raffaele Iannaccone , il cameriere del pub di via Toledo massacrato di botte e con sgabelli e mazze la sera del 13 agosto del 2005 da tre esponenti del clan Terracciano, arrestati ieri.  Il cameriere, come riporta Il Roma, era già stato minacciato e si rendeva conto di essere in pericolo. Ma non poteva lasciare Napoli né decise di chiedere aiuto alle forze dell’ordine. A qualche amico, che poi lo ha riferito alla polizia, aveva confidato qualcosa; ma mai aveva fatto nomi. Le indagini sull’omicidio di Raffaele Iannaccone, per il quale sono in stato d’arresto tre esponenti del clan Terracciano, sono giunte alla svolta solo con le dichiarazioni dei quattro pentiti e di un’informatrice, all’epoca dei fatti in contatto con un’esponente dei Di Biasi. I “Faiano” infatti si erano interessati al delitto perché era avvenuto in una zona controllata da loro, via Toledo, ma senza che ne sapessero nulla.
A chiarire il mistero e arrestare i presunti responsabili dell’efferato omicidio (Eduardo Terracciano e Salvatore Equabile erano già detenuti per altro mentre Francesco Terracciano è stato bloccato nella sua abitazione) sono stati i poliziotti della sezione “Criminalità organizzata” della Squadra mobile della questura, coordinati dalla procura antimafia. Il caso è stato riaperto grazie alle dichiarazione di 4 pentiti Carmine Martusciello, Salvatore Scala, Vincenzo Gallozzi e Rosario Buccino.

Il clan Di Biasi avviò un’indagine interna alla camorra dei Quartieri Spagnoli per “conoscere gli autori e i motivi della feroce aggressione, avvenuta con l’uso di mazze da baseball”. Così Vincenzo Gallozzi, ex affiliato ai Di Biasi, ha raccontato ai pm antimafia come il gruppo di malavita seppe i nomi degli autori dell’omicidio di Raffaele Iannaccone. Il motivo del particolare interesse stava nel fatto che i “Faiano” controllavano quel territorio e non essendo stati loro a conciare in quel modo il cameriere, volevano sapere cos’era successo.
Vincenzo Gallozzi, nel corso degli interrogatori cui è stato sottoposto, ha anche fatto riferimento a un testimone oculare del pestaggio mortale: un tale soprannominato “Gino Boban”. Estraneo alla vicenda, aveva accompagnato in motorino Eduardo Terracciano, con cui era molto amico, a via Toledo. “Non so se lui sapesse dello scopo della spedizione punitiva, avendomi Gino anche detto che era rimasto sul motorino senza prendere parte al pestaggio”.
Sull’omicidio del cameriere originario di piazza Borsa hanno parlato a lungo anche Salvatore Scala (figlio di Raffaele detto “’o boss”), ex componente del gruppo di fuoco dei “Faiano”, e Rosario Buccino, ex Terracciano ed ex Russo (il gruppo capeggiato da Domenico Russo detto “Mimì dei cani”, poi assassinato). Scala ha riferito di aver appreso i nomi degli autori del delitto
da Salvatore Matteo “’o puffo” (poi deceduto), il quale a sua volta aveva ricevuto le confidenze di Eduardo Terracciano e Salvatore Equabile. “Eravamo amici e Matteo me lo disse subito dopo essere stato scarcerato da Prato”.
Rosario Buccino elemento di spicco della criminalità organizzata dei Quartieri Spagnoli, che è passato dalla parte dello Stato il 25 settembre 2013. Sull’omicidio di Raffaele Iannaccone ha raccontato di aver saputo dalla viva voce di Salvatore Equabile, uno dei tre indagati da ieri in stato d’arresto, cos’era successo. “Sasà venne da me tutto agitato”, ha messo a verbale. La confidenza fu anche dovuta al fatto che i due sono cognati, sottolinea il gip nel provvedimento restrittivo .

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