Camorra, il pentito: “Cenzore mi diede 2 mila euro per fare da specchiestita all’omicidio Scognamiglio”

“Per ciò che riguarda, nel dettaglio, l’episodio dell’omicidio Scognamiglio – Paolillo, preciso che il giorno 3 agosto 2011 – se non erro era giovedì – mentre mi trovavo ali ‘interno del bigliardo gestito da mio fratello ali ‘isolato 20 del rione San Gaetano, si avvicinò a me Cenzone (Enzo), prendendomi in disparte; dopo avermi preso in disparte il menzionato Cenzone mi disse che lui si fidava di me considerandomi uno della famiglia, e mi chiese se io fossi stato disponibile ad aiutarlo nell’ attentatoì omicidiario che lui stava organizzando ai danni di Scognamiglio Salvatore; in particolare Cenzone (Enzo), già nel suo discorso del 3 agosto 2011, mi disse se io erodisponibile ad avvertirlo, attraverso una telefonata, della presenza dello Scognamiglio presso una sala giochi che si trova a Miano nei pressi della piazza dove c’è una statua con le ali dove c’è anche un Bar che era d Massimo Tipaldi; in altri termini, secondo la proposta del Cenzone, io avrei dovuto fare da specchiettista in occasione dell’attentato omicidiario ai danni dello Scognamiglio. Dopo un attimo di esitazione, io accettai la proposta di Cenzone (Enzo) anche perché pensai che una volta che Cenzone si era aperto con me, comunicandomi che voleva ammazzare Scognamiglio, ormai non avevo altra scelta”. Inizia così la parte del racconto dettagliato che fa della preparazione del duplice omicidio il pentito Raffaele Liberti. E’ il sette febbraio del 2014, l’ex fedelissimo del boss Della Corte, tra l’altro suo cognato, si è pentito da una settimana. ma prima di migrare al centro storico di Napoli era stato all’interno del clan Lo Russo. Era cresciuto con i “ragazzi dei Capitoni” e quindi conosceva i loro segreti. Per quel duplice omicidio  su disposizione del gip Francesca Ferri  4 giorni fa sono stati raggiunti in carcere da un’ordinanza di custodia cautelare i due killer Vincenzo Bonavolta”Cenzore” e Luciano Pompeo, insieme con i due pentiti, ovvero lo stesso Liberti in qualità di complice e il boss pentito Antonio Lo Russo in qualità di mandante. E per questo che il racconto di Liberti continua:” Il giorno dopo, e cioè il 4 agosto 2011, Cenzone venne di nuovo nel bigliardo di mio fratello, mi prese in disparte e mi diede un cellulare NOKIA con una scheda telefonica inserita e il suo numero memorizzato; il giorno 4 agosto, nel darmi il telefono Cenzone mi diede anche 2000 euro che io neppure volevo, e mi disse che il giorno successivo, e cioè il 5 agosto 2011, tra le 11.00 e le 12.00, Scognamiglio sarebbe andato dal barbiere e poi nella sala giochi dove poi è stato ucciso; io, dunque, secondo quanto dettomi da Cenzone, avrei dovuto fare il giro dell’isolato a bordo della Vspa PX di mio fratello Carmine per poi fare lo squillo a Cenzore non appena avessi visto lo Scognamiglio entrare nella sala giochi; in effetti tutto si svolse secondo quanto dettomi da Cenzone, e io, appena vidi lo Scognamiglio Salvatore entrare nella sala giochi, telefonai a Cenzone e gli comunicai che lo Scognamiglio era entrato nella sala giochi in questione; dopo tale telefonata io, sempre a in sella alla vespa di mio fratello, me ne andai e- seguendo quanto dettomi il giorno prima (e cioè il4 agosto 2011) da Cenzone – spezzai il telefono e la scheda che avevo utilizzato (e che mi era stata data il giorno prima dallo stesso Cenzone) e buttai tutto nella spazzatura; dopo di che posai la vespa sotto casa di mio fratello, presi la macchina (una FORD FOCUS intestata a me) e me ne andai alla Sanità a casa della mia compagnia Monica Savarese; mi chiedete se dissi qualcosa e se raccontai dell’accaduto a Savarese Monica; rispondo di no. Il giorno successivo, e cioè domenica 6 agosto, sono tornato a Miano dove la sera ho incontrato Corona Marco nei pressi del giornalaio, il quale mi diede una busta con dei panini e mi disse di portarli a Cenzone e a Lellè che si nascondevano in un vano ubicato sotto una abitazione dei Lo Russo a cui si accede dal biliardo di mio fratello; testualmente il Corona Marco, dandomi i panini, mi disse: “pigliat e colazioni e portal a chi sai tu, abbasc o’ ring “; io capii subito perché sotto dal biliardo di mio fratello si accede a una casa dei Lo Ruso sotto la quale c ‘era un vano con un vecchio ring per la box; in tale vano trovai Cenzone e Lellè; mi chiedete se io mi aspettavo di trovare anche Lellè; rispondo di no, tant’è che io mi misi anche paura dal momento che con Lellè non avevo il rapporto che avevo con Cenzone; dico questo perché dandomi i panini Marco Corona non mi fece il nome di Lellè; quando portai il mangiare non dissi nulla né commentai l’accaduto; diedi i panini e me ne andai. Nei giorni seguenti, e precisamente se non ricordo male, il martedi successivo, mi incontrai sempre nel bilardo con Marco Corona, e fu proprio quest’ultimo a dirmi che a sparare a Scognamiglio era stato materialmente, oltre che Cenzone, anche Lellè; il Corona Marco, in quel frangente – e alla presenza di Raffone Mimmo (genero di Mario Lo Russo e marito di Loredana Lo Russo) e di Giuseppe Scangariello (nipote di Rafaele Perfetto in quanto figlio, se non sbaglio, di Nunzia Centanni, sorella di tale bijoux, persona che conosco ma con la quale non ho avuto rapporti, ma che so essere collaboratore di giustizia) – oltre a dirmi che a sparare erano stati Cenzone e Lellè, mi disse che sia il proprietario della sala giochi dove era avvenuto l’attentato era d’accordo, e che erano d’accordo anche tale berretella – che aveva avuto il compito di bloccare dall’ esterno la porta interna della sala giochi che avrebbe potuto rappresentare una via di fuga dello Scognamiglio che stava giocando alle macchinette; inoltre il Corona mi disse che era d’accordo anche il ragazzo garzone del bar di fronte che portò il caffè. In quella occasione il Corona mi disse che era tutto organizzato e che la mia telefonata a Cenzone doveva servire proprio per consentire a Berrete/la di andare a bloccare la porta interna di cui ho parlato prima. Dopo qualche giorno, mi parte quattro o cinque giorni dopo, parlai dell’accaduto anche con lo stesso Cenzone- che incontrai davanti ad un bar sito nei pressi della chiesa di Sant’Alfonso e San Gerardo vicino ali ‘incrocio con Piscino/a – il quale mi disse che ero stato bravo  e che non dovevo dire niente a nessuno di quanto era accaduto; al riguardo mi sono rimaste in presse le parole di Cenzone (Enzo) che, facendomi i complimenti e riferendosi all’uccisione dello Scognamiglio, mi disse testualmente: “hai vist’ che l’amm schiattat a capa, io e Lellè, a chili omme merd che se vulev piglià tutt cose”. Mi chiedete se conosco il nome del proprietario della sala giochi all ‘interno della quale è avvenuto l ‘attentato omicidiario ai danni dello Scognamiglio; vi rispondo che non conosco il nome, ma sarei in grado di riconoscer/o in foto; si tratta del gestore della sala giochi”.

 

 


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