Camorra, il pentito: “Dopo l’omicidio Amendola ho dormito nella Circum, poi un mio parente mi ha convinto a pentirmi”

È tutto racchiuso in tre pagine di verbale redatto da Gaetano Nunziato, il 23enne che ha squarciato il muro di omertà sul delitto di Vincenzo Ammendola. È lui che fa i nomi dei suoi complici, Gaetano Formicola ‘o chiatto e il cugino Giovanni Tabasco “birillino” , ed è lui che racconta il tormento vissuto in attesa della decisione di consegnarsi alle forze dell’ordine. Una notte intera in Circumvesuviana e poi il confronto con alcuni suoi familiari. “Avevo saputo dalla mia compagna che Formicola e Tabasco mi stavano cercando con insistenza presso le abitazioni dei miei congiunti. Inoltre avevo anche parlato al telefono con Gaetano Formicola e Giovanni Tabasco i quali mi esortavano a tornare da loro, assicurandomi che non era accaduto nulla e che non mi avrebbero fatto nulla. In effetti io sarei dovuto andare da loro nella giornata del 18 febbraio, ma poiché ero certo che mi avrebbero teso un agguato per eliminarmi non mi sono presentato. Nel contempo ho dovuto lasciare l’abitazione di mia cugina perché lei era spaventata dalla situazione in cui mi trovavo. Per non metterla in difficoltà sono andato via e quindi ho trovato riparo nella stazione della Circumvesuviana di Ponticelli da dove ho preso un treno e mi sono recato alla stazione centrale di piazza Garibaldi dove mi sono ritrovato con solo 20 euro in tasca. Verso le ore 16 del 18 febbraio mi ha telefonato mia madre la quale, non sapendo nulla della vicenda Amendola, credendo che il mio problema era la rottura con la mia compagna, mi ha chiesto se io avevo risolto la situazione. Io le ho risposto di no e quindi mia madre mi ha riferito che avrebbero chiamato altri due miei familiari. Dopo circa un’ora mi sono incontrato con questi ultimi ai quali mi sono determinato a riferire tutti i fatti, per ricevere un giusto consiglio. Una volta contattato i miei familiari. mi hanno accompagnato presso l’abitazione di un’altra mia parente. Ad un certo punto sono rimasto in auto con un mio parente stretto al quale ho raccontato tutta la mia vicenda. Mi ha fatto riflettere che ero nei guai, non potevo fare il fuggitivo a vita, e che dovevo affrontare la situazione collaborando con la giustizia ovvero riferendo i fatti suddetti alle autorità di polizia. Successivamente ho cenato e poi su mi sono diretto dalle forze dell’ordine, ovvero i carabinieri di San Giorgio a Cremano fino poi a raccontare tutto ciò che sapevo di questa vicenda”. Questo è quanto ha raccontato alle forze dell’ordine e poi al magistrato Gaetano Nunziato che adesso risponde di concorso in omicidio pluriaggravato e di porto e detenzione di armi da sparo oltre che di occultamento di cadavere.

Ecco alcuni passaggi del verbale di Gaetano Nunziato con il quale confessa la partecipazione al delitto, pur sottolineando di essersi trovato coinvolto senza volerlo. Le accuse a Gaetano Formicola “’o chiatt” (figlio del boss Antonio, detenuto) e Giovanni Tabasco “’o birill”,.

“Una volta giunti nel parcheggio di vico II Villa, raggiungemmo a piedi via Salvatore Aprea, dove si trova un appezzamento di terreno abbandonato, parzialmente occupato da alcuni animali, tra cui un cavallo, e in parte coltivato da un contadino. Da via Aprea salimmo sui gradoni di un piccolo anfiteatro, attraverso i quali si accedeva all’appezzamento di terreno. Più segnatamente il primo ad entrare nel suolo fu Tabasco Giovanni, poi salì Amendola Vincenzo e successiva- mente salii io, mantenendomi leggermente più in dietro degli altri in quanto non potevo escludere che proprio io potessi essere l’oggetto dell’azione punitiva, anche in considerazione del bacio in bocca che mi diede Tabasco, cosa che non aveva precedenti e che io sappia nella malavita si fa nei confronti di coloro che sono stati condannati a morte. Una volta percorsi pochi metri Tabasco fa un segnale con un grosso fischio e quindi vedo apparire alle mie spalle Gaetano Formicola, il quale giungeva da via Aprea a piedi, indossando dei guanti da lavoro di colore verde e grigio, con il cappuccio del giubbotto di colore beige sul capo. Formicola Gaetano mi superò e si avvicinò a Tabasco Giovanni, il quale gli con- segnò l’arma che aveva indosso, ovvero una pistola beretta 9×21 cromata. Tabasco ordinò quindi a Vincenzo di seguire Gaetano, poi indossò anche lui
dei guanti di gomma nera e ne diede uno anche a me, insieme ad uno straccio bianco con il quale aveva precedentemente avvolto la pistola che aveva consegnato a Formicola Gaetano. Preciso che in tale frangente io ero l’unico a volto scoperto e dotato di telefonino cellulare. Io dissi subito al Tabasco di non voler sparare, perché ormai era chiaro che bisognava uccidere Amendola Vincenzo, delitto al quale io non intendevo partecipare. Tabasco mi disse: “Tu non devi fare niente !” – Gaetano Nunziato ha poi continuato – Proprio in tale frangente Formicola con una mossa fulminea prese Amendola Vincenzo per la giacca e lo tirò a sé. Immediatamente armò il carrello dell’arma e la puntò al capo di Amendola tentando di esplodere un primo colpo che però andò a vuoto in quanto l’arma si inceppò. Nel contempo Amendola, in lacrime, implorava al Formicola di fermarsi chiedendogli cosa volesse fare. Formicola, dopo averla riarmata, puntò nuovamente l’arma alla testa di Amendola, che nel frattempo si dimenava, riuscendo stavolta ad esplodere al suo indirizzo un primo colpo che lo centrò al volto, credo ad uno dei due zigomi. Ora non ricordo quale dei due. Una volta colpito Amendola cadde al suolo, ma si rialzò immediatamente e, sempre piangendo, si avvicinò nuovamente a Formicola Gaetano dicendo: “ma che hai fatto, mi hai sparato nell’occhio?”. A tanto Formicola Gaetano, senza parlare, esplose un secondo colpo a bruciapelo, all’indirizzo dell’Amendola, colpendolo stavolta, mortalmente alla tempia sinistra.
Amendola rovinò quindi al suolo con un forte rantolo e capii che era deceduto. Formicola Gaetano per assicurarsene provò a calciarlo con un piede così da assicurarsi che era morto. Quindi si rivolse a noi dicendo “è morto è morto” ed incitandoci a prendere il cadavere e trascinarlo in una grossa buca rettangolare scavata, credo preventivamente. Visto che ero rimasto impietrito, Formicola Gaetano iniziò ad incitarmi a muovermi ed a dare loro una mano a sotterrare il cadavere di Amendola Vincenzo, cosa che facemmo, riponendo il suo cadavere nella fossa succitata, profonda credo un metro e mezzo, e ricoprendola con i piedi e con delle pale, con il terreno di risulta dello scavo della buca. Mentre accadeva ciò io fui preso da una crisi di pianto”.

(nella foto da sinistra la giovane vittima Vincenzo Amendola con uno dei suoi assassini, Giovanni Tabasco birillino)


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