Aveva un lavoro onesto di operaio eppure entrò a far parte del clan Lo Russo. “Purtroppo vivendo a Miano sono stato coinvolto nella malavita dei Lo Russo nonostante avessi anche un lavoro da Mandara delle mozzarelle”. Lo ha detto ai magistrati della Dda il pentito Raffaele Liberti spiegando la sua decisione: “Ho fatto questa scelta per dare un futuro ai miei figli che mi sono stati affidati già in sede di separazione da mia moglie…onissis… Come ho già detto ho paura che i miei figli che vivono a Miano possano essere in pericolo per effetto delle mie dichiarazioni”.Eppure Raffaele Liberti condannato per l’omicidio di Francesco Bara uomo dei Lo Russo nel rione Sanità dopo essersi staccato dai “capitoni” e avvicinato al cognato Giovanni Della Corte la cui ascesa criminale nel rione caro a Totò e durato lo spazio di un anno, è stato protagonista di una serie di episodi delittuosi. Episodi raccontati dallo stesso e che sono contenuti nell’ordinanza di custodia cautelare contro Vincenzo Bonavolta “Cenzore” e Luciano Pompeo quali killer di Salvatore Scognamiglio “Totoriello” e Salvatore Paolillo ucciso in una sala scommesse di Miano il 5 agosto del 2011. Su mandato del boss pentito Antonio Lo Russo, indagato in questa inchiesta così come lo stesso Liberti che fece da specchiettista. Ma c’è un episodio già raccontato in altri verbali e del quale nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Francesca ferri fornisce altri particolari inediti. Dice Liberti:
” Rispetto ai fatti che mi sono contestati cioè l’omicidio di Francesco Bara e il tentato omicidio Pandolfi-Orlando ammetto da subito le mie responsbilità con il ruo che mi è stato attribuito. Nel tentato omicidio invece oltre ad Alifante c ‘era anche Luca Loffredo quale specchiettista. Inoltre voglio dire anche che verso il mese di febbraio del 2013 ho preso parte insieme a Guerrera all’agguato a Via Cesare Rossaroll, dove si trova la cornetteria,. Dovevamo andare da Dora Spina a restituire delle armi al figlio Antonio Genidoni. Ci siamo impressionati della presenza di un ragazzo che ci guardava e mise la mano nei pantaloni, pensammo fosse armato e Guerrera si impressionò e fece fuoco con una pistola 9 x 21 colpendo un ragazzo ed una ragazza che stavano fuori alla cornetteria e che sono rimasti feriti. La pistola utilizzata in questa occasione insieme ad altre armi è stata nascosta in un borsone ali ‘interno di un basso sottostante l’abitazione di Della Corte Tiziana nello stesso stabile del nostro covo di Vico Longa. Mi risulta per averlo appreso dalla mia convivente Monica Savarese che è stato preso da Marinella cioè la moglie di Giovanni Della Corte…”.
Antonio Esposito
@riproduzione riservata