Arrivo perfino a minacciare un calciatore della squadra avversaria perché doveva procurare un rigore visto che era un difensore perché la sua Neapolis doveva essere promossa in serie C2 (all’epoca chiamata seconda divisione). E’ uno degli episodi inediti che vede come protagonista Mario Moxedano, ex vice presidente del Napoli, poi passato al Savoia di Torre Annunziata che portò in serie B nel 1999 e poi alla guida della Turris di Torre del Greco e quindi la Neapolis di Mugnano, suo città natale, che doveva diventare nella sua mente l’antiNapoli. E per arrivare a questo obiettivo interessò il clan Amato-Pagano, perché secondo i pentiti era socio in affari con il boss Cesare Pagano. L’episodio è stato raccontato alla Dda di Napoli da uno dei pentiti chiave della cosca degli scissionisti, quel Biagio Esposito che fece arrestare il boss latitante “cesarino”. Nell’ordinanza di divieto di dimora contro il consigliere comunale di Mugnano, Gennaro Bove, firmata dal gip Mario Morra, il collaboratore di giustizia Biagio Esposito racconta:
“…riconosco Mario Moxedano di cui ho riferito nel presente verbale con riferimento alla sala Bingo. Lo l’ho visto in una occasione con Raffaele Amato quando questo Moxedano era socio del calcio Napoli ed aveva una sede a Mugnano. Si tratta del ’92-’93 quando a capo del clan vi era ancora Paolo Di lauro. Non so il motivo per cui Raffaele Amato si sia recato dal Moxedano, ma sicuramente
andava per conto del clan Di Lauro, il Moxedano era costruttore, per cui non escludo che si trattato di qualche interesse del clan, che allora controllava Mugnano, legato a questa attività di costruzione. Io mi limitai ad accompagnare Amato ma non presenzia al suo discorso con Moxedano. Amato, infatti, entrò nell’ufficio di Moxedano e parlò da solo con lui. …ora è il presidente della società calcio Neapolis di Mugnano che milita in gironi per i quali si può scommettere in schedina… il clan era interessato nelle vicende della squadra di calcio in quanto, per come ho già riferito, Tonino ‘o russ ( Antonio Pastella, fedelissimo di Mariano Riccio, ucciso nel 2015 per un’epurazione interna al clan Amato -Pagano ndr)si doveva interessare a rintracciare un giocatore della squadra Forza e Coraggio (squadra di Benevento ndr) che doveva giocare contro la Neapolis, si trattava del figlio di un pregiudicato. Il motivo stava nel fatto che il calciatore avrebbe dovuto provocare un rigore, essendo egli un difensore, in danno della propria squadra. Lello Stanchi lo rintracciò in quanto il giovane abitava alle Kappe, ma il giovane non si presentò il giorno della partita. Il motivo di ciò era favorire la promozione in una serie superiore al Neapolis. Infatti nel campionato passato la squadra è stata promossa… questo episodio si è verificato nello scorso campionato… fu lo stesso Mario Moxedano a chiedere direttamente al nostro affiliato Tonino ‘o russ di rintracciare il giocatore e fargli provocare il rigore in danno della sua squadra. Credo che quest’anno (il verbale di Esposito è del dicembre 2010 ndr) il clan scommetta sulla squadra perché so che si erano organizzati in tal senso, tali fatti li ho appresi prima di iniziare la collaborazione nel luglio del 2010…”.
Mario Moxedano che sta scontando gli arresti domiciliari ad Ischia per  il blitz Dirty Soccer, quello suo calcio truccato della Procura di Catanzaro che nel 2015 aveva portato in carcere una 50 di persone tra dirigenti, procuratori e calciatori di squadre di Lega Pro e serie D, è stato anche rinviato giudizio dalla Procura calabrese per i suoi legami con Pietro Iannazzo esponente dell’omonima famiglia malavitosa di Lamezia Terme e consulente di mercato dello stesso Neapoli di Moxedano. Secondo l’accusa, era stata creata una vera e propria organizzazione formata da giocatori, allenatori, dirigenti e direttori sportivi con lo scopo di truccare le partite per favorire le vincite con le scommesse e favorire illecitamente, nel campionato di serie D, il Neapolis.
 Antonio Esposito
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