Camorra, il pentito: “Scognamiglio aveva saputo che volevano ucciderlo e voleva scappare da Napoli, ma…”

Anche l’ex boss di Forcella, ormai pentito da qualche anno, Maurizio Ferraiuolo, ha parlato agli investigatori del duplice omicidio di Salvatore “Totoriello” Scognamiglio e Salvatore Paolillo. Nel suo racconto fa il nome di un altro killer, ma non veine ritenuto credibile ne dalla procura ne al gip Francesca Ferri, che dieci giorni fa ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare contro Vincenzo “scenzore” Bonavolta e Luciano Pompeo i due invece indicati da 12 pentiti tra cui il mandante Antonio Lo Russo come gli autori materiale dell’agguato. Ma Ferraiuolo tira in ballo Francesco Bara, ex uomo dei Lo Russo a Miano e amico di Scognamiglio, a sua volta ucciso ma dagli uomini del clan Della Corte del rione sanità dove si era trasferito. Anche se contiene l’errata indicazione del killer il racconto di Feeraiuolo è significativo rispetto al clima che si viveva all’epoca nel clan Lo Russo. Ecco il racconto di Ferraiuolo ai magistrati:

“…So che Francesco Bara ha partecipato ali ‘omicidio di  Salvatore Scognamiglio avvenuto  in una sala scommesse a Miano. Ho appreso di questa sua partecipazione perchè fu proprio il Francesco a riferirmelo in occasione di una riunione che fu fatta a Forcella, in un basso, nel palazzo di  Salvatore Del Prete. A questa riunione prendemmo parte io, Del Prete Alessandro e Salvatore, Sollo Raffaele, Danny o’ niro, Catino Emanuele ed altri ragazzi. La riunione era sempre relativa alla faccenda degli appalti di servizi presso gli ospedali ma in realtà l’atmosfera fu più rilassata e cominciammo a parlare con Francesco dei “compagni” che non si comportavano bene, truffando il gruppo sulle somme di denaro che spettavano agli affiliati detenuti. A questo proposito il Francesco mi fece proprio l’esempio di Scognamiglio Salvatore, che- a suo dire- aveva dovuto “schiattare” proprio perchè rubava il danaro destinato alle famiglie dei detenuti. Io non gli credetti perchè innanzi tutto pochi giorni prima dell ‘omicidio incontrai Scognamiglio mentre giocava ad un videopoker in un’area di servizio a Secondigliano e lui mi confessò di essere molto triste perché tutti dicevano che prima o poi egli sarebbe stato ucciso tanto che aveva pensato di andarsene fuori Napoli fino a che la persona a cui era più legata, nell’ambito del clan Lo Russo non fosse stata scarcerata. Inoltre Claudio Scuotto mi aveva riportato una notizia esattamente opposta, ossia che Arcangelo Abete aveva saputo da Oscar Pecorelli, che invece era proprio Francesco ad impossessarsi del danaro destinato ai detenuti sebbene con la complicità dello stesso Scognamiglio….”.

 Antonio Esposito

@riproduzione riservata


Articolo precedenteANM, De Magistris: “Dopo piano industriale, assumeremo”
Articolo successivoLondra: dall’angoscia al dramma, ritrovati morti i due ragazzi italiani