“Tutti i venditori di hot dog e di pani i nel tratto di strada compreso tra piazza Plebiscito e piazza Carità dovevano pagare il pizzo al clan Terracciano”. Parole di pentito, parole di Rosario Buccino, ex esponente del clan guidato dal defunto boss Salvatore ‘ o nirone. Le sue dichiarazioni sono contenute nell’ordinanza di custodia cautelare che l’altro giorno ha portato in carcere Eduardo e Francesco Terracciano e Salvatore Equabile, rispettivamente figlio e nipote del defunto boss e il loro cugino. Sono tutti accusati dai quattro pentiti Carmine Martusciello, Salvatore Scala, Vincenzo Gallozzi e Rosario Buccino di aver picchiato selvaggiamente con mazze e sgabelli e a mani nude Raffaele Iannaccone, 42 enne dipendente di un pub di via Toledo. Era il 13 agosto 2005 e Iannaccone circa sei mesi dopo morì in una clinica di Crotone. Nelle carte dell’inchiesta sull’omicidio di Raffaele Iannaccone è spuntata anche una circostanza interessante da un punto di vista investigativo sul modus operandi del clan Terracciano. Tutti i venditori ambulanti di hot dog, come ricorda Il Roma, nel tratto compreso tra piazza Plebiscito e piazza Carità, erano obbligati a versare il “pizzo” al clan Terracciano. Compreso il cameriere del pub assassinato, che in precedenza lavorava da solo come “paninaro” in strada.
A rivelarlo è stato il pentito Rosario Buccino, che a differenza degli altri tre (Martusciello, Gallozzi e Scala) era affiliato ai Terracciano e quindi ha maggiori conoscenze sulle attività illecite del gruppo delle “Chianche”. Lo stesso Iannaccone avrebbe avuto un “debito” verso i Terracciano anche per gli anni da ambulante con il carrettino, ma soprattutto per la fornitura di droga non pagata. Era stato avvertito. Poi ci fu il pestaggio mortale