Il pentito di camorra del clan Moccia, Salvatore Scafuto, detto “Tore ‘a carogna” qualche mese fa parlando in aula al processo per estorsioni agli imprenditori della zona aveva annunciato: “Uccideranno Salvatore Caputo perché ha fatto troppi soldi”. Non si sbagliava “Tore ‘a carogna” e del resto uno come lui non poteva sbagliarsi. E’ stato sempre all’interno della cosca dei Moccia con ruolo di controllo della parte imprenditoriale del clan come Salvatore Caputo, detto ‘ o saino. E’stato ucciso il 25 maggio scorso con una plateale esecuzione stile serial americani con i killer che sono sbucati da dentro un furgone che lo precedeva e lo hanno crivellato di proiettili. I soldi a cui faceva riferimento il pentito probabilmente erano quelli degli espropri dei terreni e dei conseguenti lavori dell’affare Tav ad Afragola. Diventata in questi ultimi periodo di nuovo una polveriera come alla fine degli anni Ottanta quando i Moccia e i Magliulo si contesero l’affare della “Disneyland del Sud” che doveva sorgere ad Afragola, progetto naufragato e che costò la vita a decine di persone tra cui due consiglieri comunali. Ora in quella zona sono sorti i centri commerciali “Le porte di Napoli”. E così l’affare Tav tra smentite dovute delle istituzioni e indagini della magistratura a conti fatti dovrebbe aver fatto già 5 morti dallo scorso anno ad oggi. Quattro dalla parte del gruppi dei nuovi clan ovvero i reduci dei Cennano e uno dalla parte dei Moccia. Anche se non è escluso che i due contrabbandieri uccisi e fatti a pezzi nel febbraio scorso, Luigi Rusciano e Luigi Ferrara, non rientrino in questa faida. L’attenzione della magistratura e degli investigatori in questo momento è altissima anche perché domani arrivare il premier Gentiloni ad inaugurare la stazione della Tav di Afragola e il fatto che si siano stati tutti questi morti proprio ad Afragola fa aumentare ancora di più la preoccupazione degli inquirenti. Lo scenario criminale che hanno davanti gli investigatori è quello della divisione del territorio e degli affari illeciti. Con il probabile inserimento in questo scontro dei Pezzella di Frattamaggiore che a loro volta sono legati agli Amato-Pagano di Melito. L’omicidio di Remigio Sciarra dell’altro giorno è stato preceduto da quelli di Mauro Pistilli, 52 anni, ammazzato sotto casa a Crispano, nel dicembre scorso, da quello di Antonio Varracchio di 52 anni, imprenditore pure lui di Crispano ucciso a Caivano a febbraio di quest’anno. E ancora quello di Antonio Vitale di 53 anni ucciso a marzo sempre a Crispano e che era sfuggito a un agguato anni prima mentre si trovava nella piazza del paese insieme con Remigio Sciarra. E poi a maggio quello di Salvatore Caputo. Cinque omicidi legati molto probabilmente da un unico filo rosso sangue che arriva fino agli appalti milionari della Tav che sarebbero dovuti essere stati gestiti da una sola persona come aveva chiesto anni fa il boss dei Casalesi, Vincenzo Zagaria.
Nella foto salvatore caputo)