Dalle varie tornate elettorali alla gestione di uno dei settori piu’ remunerativi e per questo infiltrati dalla criminalita’ organizzata, quello dei rifiuti. Ci sono oltre 20 anni di storia nelle 597 pagine di motivazioni della sentenza di condanna a 9 anni di carcere emessa a carico di Nicola Cosentino per concorso esterno in associazione camorristica dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere: pagine che ripercorrono la storia personale dell’ex sottosegretario all’Economia del Pdl nel governo Berlusconi, nonche’ quella collettiva della provincia di Caserta. La sentenza e’ stata emessa il 17 novembre 2016, dopo 5 anni e mezzo di dibattimento e 129 udienze, ed e’ stata depositata completa della parte motivazionale qualche giorno fa, alla scadenza dei sei mesi (tre piu’ tre di proroga) richiesti dal collegio presieduto da Gianpaolo Guglielmo, e formato dai giudici Rosaria Dello Stritto e Pasquale D’Angelo. Un processo che la cui rilevanza e’ pari a quella del maxi-processo ai Casalesi denominato “Sparcatus”, perche’ accerta quale fu il livello politico che ha permesso negli anni al clan di impadronirsi di un’intera provincia, condizionandone elezioni e ogni attivita’ economica. Il collegio giudicante ha confermato da un lato l’esistenza del patto “politico-mafioso” siglato da Cosentino con i vertici del clan dal 1978 al 2004, prima con il boss Francesco Bidognetti, quindi con l’altro capoclan Francesco “Sandokan” Schiavone, patto che ha permesso all’ex politico di passare dal consiglio comunale di Casal di Principe a quello provinciale e poi di diventare il piu’ potente esponente di Forza Italia e del Pdl in Campania; dall’altro i magistrati hanno giudicato raggiunta la prova che Cosentino fosse il “grande manovratore”, in accordo con i fratelli Orsi, imprenditori del clan Bidognetti, della societa’ Eco4, azienda mista pubblico-privata “a partecipazione mafiosa” realizzata con il Consorzio di Comuni Caserta 4; la societa’, per almeno 4 anni, tra il 2000 e il 2004, svolse il servizio di raccolta rifiuti in oltre 20 comuni del Casertano, gestendo anche discariche e impianti. In Eco4, ritengono i giudici, la camorra guadagnava milioni di euro tramite gli Orsi mentre Cosentino faceva assumere per motivi clientelari persone a lui vicine. In ben due occasioni, rileva il collegio, Cosentino intervenne presso la prefettura di Caserta per evitare che emettesse provvedimenti antimafia che potevano portare alla fine dell’Eco4: la prima volta fu per evitare che fosse sciolto per camorra il Comune capofila di Mondragone, cosa che avrebbe portato ad un cambio di maggioranza in seno al Ce4 con conseguenze sulla societa’ mista. La seconda volta Cosentino intervenne per evitare che il certificato raggiungesse proprio contro l’Eco4. I magistrati affermano che “la condotta dell’imputato fu scorretta dal punto di vista istituzionale perche’ non rispettosa dell’autonomia dell’organo amministrativo e certamente idonea a condizionarne o influenzarne o, comunque, turbarne le determinazioni, avuto riguardo al peso politico che all’epoca aveva il Cosentino e alla sua qualita’ di Parlamentare della Repubblica. Deve altresi’ considerarsi che, sotto il profilo soggettivo, in entrambi i casi, la condotta dell’imputato e’ connotata da una piena consapevolezza dell’arbitrarieta’ dell’intervento, perche’ finalizzato, in definitiva, a garantire l’operativita’ della societa’ mista a partecipazione mafiosa. Peraltro, le giustificazioni addotte dall’imputato rivelano la malafede”.Â