La Corte di Cassazione ha condannato definitivamente all’ergastolo i killer di Lino Romano, il trentenne ucciso per errore durante la faida di camorra del 2012 tra Scampia e Secondigliano. Romano venne freddato per uno scambio di persona perche’ assomigliava a un affiliato al gruppo camorristico della Vanella Grassi, era andato a trovare la sua fidanzata nel quartiere di Marianella, nello stabile dove era anche il bersaglio dei sicari e come lui aveva una auto scura. La sera del 15 ottobre fu assassinato con venti colpi di pistola. La Suprema Corte confermato il carcere a vita per Giuseppe Montanera e Giovanni Vitale, che aiutarono e coprirono Salvatore Baldassarre, reo confesso e anche lui condannato all’ergastolo ma non ancora definitivamente, nell’omicidio del 30enne operaio di Cardito, in provincia di Napoli. Quella sera ad avvertire i killer che aspettavano la vittima predestinata nascosti dietro ad un’auto in sosta, fu una donna, che invio’ un sms al commando di assassini. La fidanzata di Romano abitava nello stesso edificio dove c’era Domenico Gargiulo, detto ‘Sicc penniell’. Era lui che doveva morire quella sera ma a scendere per le scale fu per primo Lino e non il pregiudicato della Vanella Grassi. Quando il ragazzo sali’ in macchina, Salvatore Baldassarre inizio’ a fare fuoco e poi disse che si era accorto di aver sbagliato persona: “Ma quando inizio a sparare non mi fermo”, confido’ ai suoi complici. A ricostruire l’omicidio, due giorni dopo, fu proprio la donna e i due suoi figli, che pure avevano avuto un ruolo nell’agguato, e che decisero di collaborare con lo Stato per paura di essere uccisi. Lino Romano era incensurato e innocente, vittima della camorra e di una faida che porto’ a trenta omicidi in poco piu’ di tre mesi. Al centro delle frizioni il controllo del grosso market della droga alle Vele di Scampia. Domenico Gargiulo per essere scampato alla morte si tatuo’ sul braccio la data nella quale lui si salvo’ e invece fu ucciso Lino.