Carcere di Poggioreale: “Maltrattamenti e docce fredde”, da qui parte l’inchiesta choc sulla “cella zero”

Maltrattamenti, docce fredde, condivisione della cella con altre undici persone, infezioni per morsi di animale. È questo quello che un detenuto, uscito dal carcere da quattro mesi, ha denunciato dopo la sua permanenza a Poggioreale. La sua è una lunga storia, cominciata nel 2003, quando fu arrestato per spaccio di droga e immediatamente portato al carcere di Poggioreale. Della sua esperienza in carcere riporta molte ferite, fisiche e psicologiche. Per anni, l’uomo ha vissuto in una cella di 10 metri quadrati, dividendola con altre undici persone. Oltre ai letti a castello, addossati alle pareti, nella cella c’erano anche il bagno e il cucinino. “La mia esperienza a Poggioreale è stata drammatica – ha raccontato a Il Roma – sono stato anche in altre prigioni, ma non sono mai stato male come a Poggioreale. Qui ho subito soprusi, maltrattamenti, sono stato picchiato e non sono mai stato trattato da essere umano”. Il racconto dell’uomo fa parte insieme ad altre di una serie di denunce che l’altro giorno hanno portato la Procura di Napoli a chiedere il rinvio a giudizio per 12 agenti penitenziari per i sorpresi ai danni dei detenuti nella famosa “cella zero” del carcere. “Potevamo fare solo una doccia a settimana, quasi sempre fredda -ha spiegato l’ex detenuto – non potevamo occupare il bagno per più di dieci minuti complessivi, a volte le guardie ci facevano uscire anche prima, a loro non interessava se eravamo insaponati o se ci stavamo sciacquando. Dovevamo uscire dalle docce nel momento esatto in cui loro lo ordinavano, altrimenti ci picchiavano e ci portavano in isolamento”. Per quello che racconta l’uomo finire in cella di isolamento è molto semplice. Le celle sono sovraffollate e se un detenuto non ha soldi per contribuire alle spese della sua cella, iniziano i problemi. I compagni non vogliono accollarsi anche le sue spese e fanno di tutto per farlo finire in isolamento. Basta camminare con le mani lungo il corpo e non dietro la schiena per un corridoio e subito si finisce nei guai.


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