Carceri, Sappe su caso Diele: “C’era bisogno del detenuto eccellente per scoprire che i braccialetti elettronici mancano?”

“Non c’era bisogno della mancata scarcerazione di un detenuto eccellente per sapere che le dotazioni dei braccialetti per il controllo dei detenuti ammessi ai domiciliari ? costati allo Stato fino ad oggi 173 milioni di eur! – e’ largamente insufficiente rispetto alle reali necessita’. Questo il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE lo denuncia da tempo, ma se riguarda la mancata scarcerazione di migliaia di “signor nessuno” la cosa non fa notizia”. Lo dichiara Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, commentando alcuni articoli di stampa odierni. “Il paradosso piu’ evidente e’ che i Ministeri di Giustizia e Interno hanno speso 110 milioni di euro in 10 anni per pochissimi braccialetti, mentre ora che ve n’e’ una primaria necessita’ ? con la messa in prova ed il potenziamento del ricorso alla misure alternative alla detenzione ? non ne sono stati acquistati a sufficienza. E le carceri restano piene di persone che invece potrebbero da subito scontare la pena sul territorio. Il dramma di questo Paese e’ che nessuno mai paga per questi sprechi e per questi errori. E le emergenze e le tensioni nelle carceri persistono, come sanno bene le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria che con esse convivono tutti i giorni, 24 ore al giorno”. Capece rilancia la proposta di affidare al Corpo di Polizia Penitenziaria i controlli dei detenuti ammessi agli arresti domiciliari, ora di competenza di altre Forze di Polizia: “Serve un adeguato incremento di organico del Corpo per favorire proprio il potenziamento dell’impiego di personale di Polizia Penitenziaria nell’ambito dell’area penale esterna. Per il SAPPE e’ fondamentale potenziare i presidi di polizia sul territorio ? anche negli Uffici per l’Esecuzione Penale esterna: potenziamento assolutamente indispensabile per farsi carico dei controlli sull’esecuzione proprio dei permessi premio, delle misure alternative alla detenzione, sui trasporti dei detenuti e sul loro piantonamento in ospedale. La sicurezza dei cittadini non puo’ essere oggetto di tagli indiscriminati e ingiustificati ma non puo’ essere messa in condizione di difficolta’ se non si assumono gli Agenti di Polizia Penitenziaria”. 

Intanto, l’avvocato di fiducia della famiglia Dilillo, Michele Tedesco, ha visto il gip-Fabio Zunica e il pm che indaga sul caso, Elena Cosentino, “alla quale ho gia’ presentato un’istanza con una serie di richieste che riguardano l’aspetto investigativo”. Il penalista salernitano, nel sottolineare di non aver letto ancora il provvedimento restrittivo, chiarisce che “l’aspetto cautelare e’ diverso dall’aspetto legato alla pena e al tipo di reato. Mi rendo conto che puo’ lasciare perplessi la decisione del gip, ma e’ assolutamente in linea con quella che e’ la giurisprudenza di legittimita'”. Per lui, tra gli aspetti che vanno valutati nel caso, c’e’ anche la velocita’ della vettura di Diele, perche’ l’auto si e’ fermata 175 metri dopo il punto di impatto con lo scooter. Poi c’e’ il problema che e’ stata rinvenuta della sostanza stupefacente all’interno del posacenere dell’auto. Bisogna capire quanta droga ha assunto Diele e quando; se e’ vero che l’aveva assunta il giorno prima e non prima di mettersi alla guida; dato importante per stabilire se l’attore era in stato di alterazione psicofisica. Tedesco sottolinea la criticita’ di un sistema in cui la norma “da’ la possibilita’ di poter sostituire il carcere con i domiciliari con il braccialetto ma lo Stato non ha i soldi per braccialetti sufficienti per tutti e nel frattempo c’e’ l’impossibilita’ di applicare i domiciliari”. Infatti nel caso Diele gli arresti domiciliari sono subordinati all’applicazione del braccialetto elettronico, e quindi bisogna attendere che sia disponibile. Solo allora, la polizia penitenziaria lo scortera’ all’abitazione della nonna a Roma.  Attualmente l’attore 31enne e’ rinchiuso in una cella del reparto transito del carcere di localita’ Fuorni, che divide con altri tre detenuti. “Ho avuto modo di incontrarlo – ha detto il direttore della casa circondariale salernitana, Stefano Martone – e’ una persona provata da quello che e’ successo e da quello che ha determinato, lucida pero’ e presente a se stessa, consapevole di quanto e’ accaduto”.


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