“Cominciò ad uccidere quando era bambino ed entrerebbe in Questura per fare un omicidio”, i pentiti raccontano la storia del “Killer dei 7 secondi”

“Si o’ cor mio”, gridò la moglie dopo avergli dato un bacio in bocca mentre entrava nella gazzella dei carabinieri che lo portava in carcere. Vincenzo Bonavolta detto “Cenzore”, che da ieri passerà alla storia della camorra come il “killer dei sette secondi”, fece uno show all’uscita della caserma Pastrengo la mattina del 20 novembre 2012 quando fu arrestato per il “duplice omicidio dell’ambulanza”, ovvero del boss traditore Salvatore Manzo del clan Stabile di Chiaiano e del suo guardaspalle Giuseppe D’Amico uccisi nel giugno del 2004. Uscendo con le manette ai polsi prima saltellava e sbeffeggiava il suo compagno poi diede un bacio in bocca a un suo parente e poi alla moglie. Ma Vincenzo Bonavolta non solo è il killer dei sette secondi o quello dell’ambulanza. E’ uno di quelli che di morti ne ha almeno una ventina sulla coscienza. Secondo i pentiti avrebbe addirittura cominciato quando aveva otto anni uccidendo un coetaneo e la sua pericolosità e la sua fama era tale che tutti lo temevano. “Non si metterebbe paura neanche di entrare in Questura per uccidere qualcuno” aveva dichiarato il pentito Emanuele Ferrara ex esponente dei Lo Russo transitato poi nel clan D’Ausilio di Bagnoli prima di pentirsi. Che aveva anche detto: “quello dell’ambulanza non è stato il primo omicidio che ha commesso e, se non lo arrestate, non sarà neanche l’ultimo”. E non si sbagliava Ferrara perché nel corso degli ultimi anni grazie ai racconti di numerosi collaboratori di giustizia si è scoperto che “Cenzore” ha commesso tanti altri omicidi tra cui almeno una dozzina compiuti “in prestito” al clan Birra-Iacomino ad Ercolano impegnati nella sanguinosa faida decennale contro gli Ascione-Papale. In primo grado è già stato condannato a 16 anni di carcere per 4 omicidi compiuti a Ercolano. Poi ha avuto anche una seconda condanna a tredici anni e dieci mesi per i reati commessi con il clan Lo Russo. “…Io sono stato sempre in rapporti stretti con Censore, cresciuto con me al rione San Gaetano di Miano, la cui figlia è stata in classe di mio figlio; Cenzone è sempre stato un soggetto pericoloso tant’è che a otto – nove anni aveva già ammazzato un altro bambino; nel rione tutti sapevano che lui faceva il killer per il clan Lo Russo; nel nostro rione e in famiglia era risaputo che Cenzone era coinvolto nella omissis nonché nell’ omicidio, cosiddetto, dell’ ambulanza; dico nell’ambito della famiglia perché mio fratello Carmine è fidanzato con Valentina Lo Russo, figlia di Giuseppe Lo Russo”. E’ il pentito Raffaele Liberti che parla. E’ ad aver fatto da filatore nel duplice omicidio di Salvatore Scognamiglio e Salvatore Paolillo. Fu proprio “Cenzone” ad assoldarlo e a dargli un telefono con il quale avvertirlo quando la vittima designata sarebbe arrivata nella sala scommesse dove poi avvenne il duplice omicidio. Significativo invece è il racconto che fa  Emanuele Ferrara: “… lui era persona molto
vicina ad Antonio Lo Russo figlio di Giuseppe, e da questi molto tenuta in considerazione al punto che, quando Antonio Lo Russo venne arrestato, impose che Enzo detto cenzore venisse mantenuto con uno stipendio fisso di 2000 euro al mese ed utilizzato solo per gli omicidi. Enzo è un killer spietato e pericoloso, lo conosco bene e dico che non si metterebbe paura neanche di entrare in Questura per uccidere qualcuno. Inoltre fa uso di sostanze stupefacenti ed alcool ed anche per questo non si mette paura di niente e lo reputo molto pericoloso. Lui faceva uso di sostanze stupefacenti in compagnia di Francesco Russo ed io ho passato notti con loro sentendo i loro racconti ed i loro commenti anche negativi su Tonino Lo Russo dovuti alla gelosia nei confronti dei suoi fedelissimi… a causa di Francesco Russo ho avuto rapporti molto stretti con lui e l ‘ho frequentato sino al mio arresto. Antonio Lo Russo figlio di Salvatore lo teneva in considerazione ma non gradiva che lui fosse utilizzato solo per gli omicidi come voleva il cugino e lo impiegò anche nei traffici di droga. Il suo rapporto con Antonio Lo Russo non era comunque come quello con Silvestri o con Valeria che erano proprio alla dirette dipendenze di Tonino. Oltre all’omicidio dell’ambulanza mi risulta che abbia partecipato ad altri omicidi ma non ho una conoscenza diretta, sicuramente comunque quello dell’ambulanza non è stato il primo omicidio che ha commesso e, se non lo arrestate, non sarà neanche l’ultimo…”.

 Rosaria Federico

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