Cresta sui soldi di Berlusconi a Lele Mora: condannato per bancarotta Emilio Fede

Milano. Concorso in bancarotta è questa l’accusa che ha portato alla condanna di Emilio Fede accusato di aver fatto la cresta sui soldi che l’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi aveva dato a Lele Mora per salvare la Lm Management. Fede è stato condannato e 3 anni e 6 mesi di carcere, una pena più alta di quella chiesta per lui dal pm. Si è chiuso così il processo a carico del giornalista. Secondo l’accusa formulata dal pm Eugenio Fusco, che ha chiesto per lui una condanna a 3 anni per concorso in bancarotta fraudolenta, parte di quella somma di denaro (teoricamente destinata al risanamento economico-finanziario della società di Mora, la Lm Management, dichiarata fallita nel 2011) sarebbe stata distratta da Fede che avrebbe trattenuto per sè circa 1,1 milioni. La condanna è stata inflitta dai giudici della terza sezione penale del Tribunale di Milano che ha oltrepassato la richiesta di tre anni di carcere avanzata nel pomeriggio dal pm Eugenio Fusco. Il collegio, presieduto da Ilio Mannucci Pacini, ha anche disposto l’immediato risarcimento della cifra che si ritiene dirottata alla parte civile, la curatela del fallimento e cioè l’impresa individuale Lele Mora. Inoltre è stata dichiarata l’interdizione del giornalista per cinque anni dai pubblici uffici e per 10 anni dall’esercizio di pubblici uffici direttivi presso qualsiasi impresa. “E’ una sentenza che contesteremo perchè assolutamente ingiusta. Emilio fede in questa vicenda è totalmente estraneo e lo dimostreremo in appello.”, ha commentato a caldo di Alessandra Guarini, difensore dell’ex direttore del TG4. E lui: “Non voglio esprimere rabbia ma continuerò a difendermi. Spero solo di arrivare a vedere la sentenza definitiva”. E ancora: “Io potevo chiedere qualsiasi cosa a Berlusconi, figuriamoci se mi mettevo a fare cresta sui soldi che aveva dato a Mora in un momento di difficoltà”. Il pm Fusco, durante la sua requisitoria, oltre a valorizzare le testimonianze rese in aula, tra le quali quella del leader di Forza Italia, ha spiegato che la somma versata da Berlusconi è stata “distratta dal fallimento e divisa con fede ma anche trattenuta da Mora” per i suoi “capricci inutili”. “Quel finanziamento – ha detto – sarebbe servito per sanare la disastrosa situazione in cui versava l’impresa di Mora. Quei denari non dovevano essere dirottati in parte a Fede per i suoi buoni uffici presso Berlusconi. Non ne aveva diritto”. Il pm nel chiedere la condanna è partito da una pena base di 4 anni. Considerando poi il comportamento processuale positivo di fede ha proposto il riconoscimento delle attenuanti che hanno portato a ridurre la richiesta di pena a tre anni di carcere. L’avvocato di parte civile Davide Sangiorgio ha chiesto in via principale la liquidazione integrale del milione e 100 mila euro, importo che, secondo la ricostruzione, sarebbe stato distratto, dall’ex giornalista “per mettere i suoi buoni uffici” con l’ex Capo del Governo per far ottenere a Mora il finanziamento milionario per salvare la sua società dal crac. Le motivazioni della sentenza saranno depositate entro 90 giorni.

“L’accusa aveva chiesto 3 anni, il Tribunale generosamente mi ha dato 3 anni e 6 mesi: di fronte a situazione come questa non voglio esprimere rabbia perchè non è giusto, continuerò a difendermi, verra’ l’Appello e poi la Cassazione, spero solo di arrivare a vedere la sentenza definitiva”. Ha detto Emilio Fede intervistato da Radio Monte Carlo.  “Io lavoravo per Berlusconi e potevo chiedergli qualsiasi cosa – spiega Fede – figuriamoci se mi mettevo a fare la cresta sui soldi che lui aveva dato a Lele Mora in un momento di difficoltà. Non importa, credo ancora nella Giustizia, anche se questa sentenza mi sembra un’eccezione, visto che il Tribunale ha inflitto più di quanto chiesto dall’accusa. Forse fa più notizia sui giornali. Mi conforta pensare che con l’età che ho non possono mettermi in galera, semmai dovessi vedere la sentenza definitiva, chissà, magari mi metteranno ai servizi sociali!”.


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