Sassari. “Doveva essere una festa, il giorno più bello. Non ci sono stati tanti sorrisi. Ma ho fatto quello che mi sembrava più giusto”. Nadia Murineddu, la sposa mancata di Sorso, lasciata il giorno delle nozze dal suo bel militare di 15 anni più giovane, si racconta al Corriere.it all’indomani del fatidico giorno. La sua storia è diventata un simbolo, sui social in tanti le esprimono solidarietà e le chiedono di essere forte. Nadia ha deciso di raccontare com’è andata quel giorno in cui ha visto svanire il suo sogno. Con il suo lui che invece di correre all’altare ha deciso di ritornare in caserma ad Alghero e barricarsi dentro. Giovanni, il futuro sposo non le ha risposto al telefono per tutta la mattina per poi lasciarla con un laconico: “Devo ritornare in caserma”. E lei la sposa che ha deciso di fare lo stesso il pranzo di nozze, insieme agli invitati e alla sua famiglia. Quella di lui, non ha mai visto di buon occhio quel matrimonio tra la donna di Sorso, madre di un bimbo di 5 anni e il loro giovane congiunto. Nadia Murineddu racconta nella casa dei genitori a Sorso, al giornalista del Corriere, l’incontro con Giovanni e la decisione di sposarsi: “Ho conosciuto Giovanni 7 mesi fa…”. Una conoscenza ‘social’: “Ci siamo messaggiati, incontrati e piaciuti”. Poco tempo e la decisione di convivere, nonostante la differenza di età: lei 39enne e lui 24enne. Giovanni Delogu, il mancato sposo, è di Ittireddu, un paese sardo fra Logudoro e Goceano, fa il militare a Poglina, a sud di Alghero, proprio nella base dove si addestravano gli incursori dei reparti speciali dell’esercito e qualche decennio fa fu al centro delle indagini sui servizi deviati e Gladio. “Stava a Poglina e rientrava a casa la notte. Tutto filava tranquillo. Abbiamo pensato di sposarci e ci siamo preparati. Pubblicazioni in Comune, corso prematrimoniale in chiesa. Don Luca è un prete speciale: ci ha spiegato bene cos’è il matrimonio. Da Giovanni mai una perplessità. Certo, sapevo che i genitori non approvavano, ma non avrei immaginato…” dice Nadia.
Poi il giorno delle nozze, sabato scorso: “Ero raggiante, l’abito da sposa lungo, color avorio, con lo strascico e lo scollo a cuore. Alle 11 dovevamo essere in chiesa. Ma lui non si vedeva. Ho chiamato don Luca e gli ho detto che avremmo fatto un po’ di ritardo e ho cominciato a cercarlo al telefono. Non rispondeva. Poi a mezzogiorno ha chiamato: ‘Devo rientrare alla base’. Mio padre mi ha aperto gli occhi: ‘Sono bugie’. Ma avevo già capito tutto”. Nadia non è andata in chiesa: “Mi sono tolta l’abito da sposa. È venuto qui don Luca e mi ha detto: ‘Sei forte, è un brutto momento ma ce la farai'”.
Poi la scelta di andare al ristorante: “L’idea di andare comunque al ristorante dove erano pronti rinfresco e pranzo è stata di mio padre. Ci avevo pensato anch’io, ma è stato lui a dire “Andiamo, tanto è già tutto pagato”. Un modo per sdrammatizzare… e infatti ho subito reagito anche io. Ho pensato: in fondo non è morto nessuno, la vita continua. Non c’era musica, pochi sorrisi, il fotografo è andato via, non l’allegria che avrei voluto. La torta? Certo che l’abbiamo mangiata, è arrivata già a fette e qualcuno ha tolto ha tolto la statuina di gesso con gli sposi. Però il brindisi l’hanno voluto fare comunque. L’hanno dedicato a me”. Sdrammatizzare ‘sì’ ma per perdonare c’è tempo: “Ora è l’ultimo pensiero”.