Avrebbe fatto pressioni nei confronti di una funzionaria dell’ufficio tecnico di Marano che non voleva concedere autorizzazioni ai fratelli Aniello e Raffaele per la gestione di alcuni capannoni. E’ questa l’ipotesi di reato formulata dai pm della Direzione distrettuale antimafia di Napoli nei confronti di Luigi Cesaro, deputato di Forza Italia, indagato per Minacce a pubblico ufficiale aggravata dal metodo mafioso. Qualche ora fa Cesaro ha ricevuto un invito a comparire firmato dai pm Mariella Di Mauro e dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli. Â L’avviso a comparire ha origine da un filone di indagine legato all’inchiesta che il 24 maggio scorso ha portato a quattro arresti, tra i quali quello dei due fratelli del parlamentare. Aniello e Raffaele Cesaro, secondo gli inquirenti napoeltani, sarebbero scesi a patti con Giuseppe Polverino, boss del clan che domina gli affari illeciti non solo a Marano, ma anche a Giugliano e in buona parte di Napoli. Cosi’ per ogni appalto pubblico che vincevano i due imprenditori, anche grazie all’appoggio della cosca, i guadagni venivano divisi a meta’, come sarebbe accaduto per quello da 40 milioni di euro del Pip di Giugliano. I fratelli Cesaro devono rispondere di associazione a delinquere di stampo mafioso. In quasi mille pagine, il gip Francesca Ferri, ricostruisce gli scenari che hanno portato al provvedimento cautelare restrittivo. Secondo quanto ricostruito, i due fratelli, attraverso le loro imprese, si sono aggiudicati e hanno eseguito la gara per la realizzazione dell’insediamento industriale, infrastruttura strategica per lo sviluppo dell’economia locale, avvalendosi del vantaggio di essere in societa’ con esponenti apicali della camorra, e avrebbero imposto all’ex sindaco di Marano una variante al piano regolare e la nomina di un professionista di fiducia per redigere lo studio di fattibilita’ del piano, e la predisposizione di tutti gli atti necessari per lo svolgimento della gara.
