Napoli, case popolari in mano alla camorra: circa 100 casi scoperti dall’inchiesta della Dda

La Dda di Napoli ha aperto ufficialmente un fascicolo d’inchiesta sulle case del comune diventate in questi anni di “proprietà” del clan della camorra del rione Traiano gestiscono gli affari legati allo spaccio di so- stanze stupefacenti: Petrone, Puccinelli, Sorianiello, Vigilia, Ivone, Equabile, Pisa, Legnante e Cutolo ovvero tutte le famiglie malavitose che gestiscono il traffico di droga nel popoloso quartiere a ridosso di Fuorigrotta. Grazie a una serie continua di blitz e di controlli le forze dell’ordine hanno dato una spallata importante ai clan negli ultimi mesi con oltre cento arresti. Ma tutto ciò non è bastato perché ci sono i “nuovi” che vanno subito ad occupare gli spazi lasciati e gli scantinati trasformati in veri e propri bunker blindati. La scorsa settimana la Procura di Napoli ha ordinato ai carabinieri e alla polizia Municipale l’accesso agli elenchi in possesso dell’ufficio Patrimonio di Palazzo San Giacomo. L’obiettivo è quello di arrivare ad individuare i nomi degli affittuari di quegli edifici e confrontarli con chi attualmente abita nelle case e lo fa abusivamente. Dai primi accertamenti i casi di affitti o meglio di “appropriazione abusiva” delle case  è di circa 100 persone di cui molti appartenenti alle famiglie malavitose. Perchè il fenomeno non riguarda solo il Rione Traiano ma anche i confinante Pianura e Soccavo e si estende a Scampia, Secondigliano, Ponticelli, rione De Gasperi, I casi di cronaca degli ultimi mesi come quello di Pianura in cui il noto affiliato al clan Pesce, Fracesco Ceci, arrestato nel maxi blitz c di due mesi fa, aveva venduto con altri complici per 17mila euro una casa popolare di una donna morta a una famiglia della zona. Parlava al telefono Ceci senza sapere di essere intercettato e vantandosi col proprio interlocutore, sostieneva di essere il “proprietario” di tutta la zona del “Cannavino”, pronunciando direttamente il proprio cognome (“è tutto mio … Cannavino, tutte le case, Ceci il costruttore … le piante, i marciapiedi, sui tombini … c’è scritto Ceci”). Francesco Ceci non era solo uno dei gestori delle piazze di spaccio più importanti di Pianura del clan Pesce-Marfella ma era anche colui che per conto della cosca gestiva l’affare delle case popolari di via Cannavino di proprietà del comune di Napoli e ma che nella realtà erano nella disponibilità economica del clan e rappresentano uno degli introiti della famiglia malavitosa che controlla tutti gli affari illeciti del quartiere. Oppure il caso di due settimane fa a Scampia dove la figlia del  defunto boss Fulvio Montanino si era impossessata della casa del vicino che si momentaneamente allontanato. I casi sono veramente tanti e l’elenco nella mani della Dda è lunghissimo.

 


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