E’ stato coerente in ogni cosa. Tranne che in una. Nel 2013, quando Papa Scalfari pontificò ” Stefano è un mio amico, scrive da sempre sul giornale che ho fondato io, ma come presidente della Repubblica è meglio eleggere Napolitano”, doveva sbattere la porta e lasciare l’altra Repubblica, quella del giornale. D’altra parte i suoi compagni con lui “sbagliarono” fin dagli anni novanta del secolo precedente: preferirono votare Scalfaro e non lui per il post Cossiga. Ma Stefano Rodotà era un mite, anche se di ferro. Laico sempre praticante. Giurista di lusso, capace di spaziare dai temi etici alla legge elettorale. Garante della Privacy per anni ma anche garante di una sinistra spesso fuori dal coro, quella degli indipendenti (spesso caduti nel tranello di farsi eleggere dal Pci pur condividendone poco o nulla) e quella dei grandi servitori dello Stato se lo stesso si fosse ricordato di loro. Vicino ai radicali in certe fasi ma anche ai grillini che lo candidarono a capo dello Stato quattro anni fa.