Marianna Fabozzi che in una stanza della caserma “istruisce” la figlia maggiore sulla versione da fornire ai Carabinieri, il colloquio della figlia più piccola, appena tre anni all’epoca, con la psicologa e il pubblico ministero nel quale la bimba racconta degli abusi subiti e, infine, le dichiarazioni dell’amichetta del cuore di Fortuna che dopo mesi di silenzio ricostruisce finalmente quanto avvenuto la mattina del 24 giugno 2014, il giorno in cui Fortuna Loffredo morì nel Parco Verde di Caivano . Tutti momenti catturati nei video mostrati oggi in aula nel corso della requisitoria del pubblico ministero di Napoli Nord, Claudia Maone, prima parte della requisitoria dell’accusa che proseguirà nell’udienza del prossimo 30 giugno con quella dell’aggiunto Domenico Airoma. Maone ha ricostruito la vicenda avvalendosi dell’audio delle intercettazioni e delle riprese video dei colloqui con le bambine, figlie di Marianna Fabozzi, imputata con l’accusa di aver coperto gli abusi sessuali di Raimondo Caputo, a sua volta imputato per omicidio volontario e violenza su minori. Immagini forti, che hanno scosso i presenti all’interno dell’aula nel quale si svolge il processo, in particolare le immagini della bimba più piccola che, seduta sulle gambe della psicologa quasi a cercarne la protezione, spiega come avvenivano gli abusi. Tocca poi alla figlia più grande della Fabozzi, l’amichetta del cuore di Fortuna e testimone chiave del processo, che dopo aver “subito per mesi le pressioni della madre e della nonna sulla versione da fornire agli investigatori – ha spiegato il pm Maone – dopo alcuni mesi trascorsi in casa famiglia, lontano dalla madre, decide di raccontare tutto”. Secondo il pm “non ci sono dubbi sull’attendibilità della bambina”, mentre al contrario non sono attendibili né Raimondo Caputo, né Marianna Fabozzi. Il primo, ha spiegato Maone, “perché prima ha detto di non aver mai abusato delle figlie, poi ha confessato gli abusi sulla figlia maggiore della Fabozzi, poi che la morte di Fortuna è stata frutto di un comportamento posto in atto dalla Fabozzi ma anche che quest’ultima sarebbe responsabile della morte di Antonio Giglio. Lui quindi avrebbe convissuto con una donna responsabile di un duplice omicidio senza dire mai nulla e spiega questo suo comportamento con il fatto che voleva rimanere estraneo alla vicenda, pur avendo abusato della figlia maggiore. Non c’è logicità ”. Marianna Fabozzi invece “ha negato ogni circostanza senza fornire alcuna spiegazione alternativa, anche quando le sono state contestate intercettazioni ambientali”.Â