Si ispiravano ai boss di Gomorra: l’ascesa dei ‘nuovi’ Casalesi fermata dalle indagini e da un pentito

Caserta. Nel segno dei giovani boss della serie Gomorra imponevano il pizzo a suon di attentati nei comuni di Parete e Giugliano. La nuova ‘gerarchia del clan dei Casalesi’ è stata ‘tradita’ da uno dei componenti del gruppo che aveva ricevuto l benedizione del clan Bidognetti per ‘crescere’ nella ‘malavita organizzata’. I cinque esponenti del gruppo criminale fermati dai carabinieri del Reparto Territoriale di Aversa su ordine della Dda di Napoli sono ritenuti responsabili di numerose estorsioni e almeno quattro attentati dinamitardi tra i comuni di Parete (Caserta) e Giugliano (Napoli) ai danni di imprenditori che non volevano pagare il pizzo. Per le indagini, durate appena sei mesi, è stato decisivo il ruolo di un sesto elemento del gruppo fermato ad aprile scorso, che ha iniziato a collaborare con la giustizia svelando il nuovo organigramma del clan e raccontando degli atteggiamenti utilizzati in strada o verso le vittime del racket per affermare il predominio sul territorio. Il più anziano degli arrestati, il 41enne Massimo Perrone, faceva da ‘tutor’. In pochi mesi di indagine gli inquirenti hanno registrato la fame che il gruppo aveva di conquistare posizioni di vertice nella gestione degli affari illeciti, anche in antitesi ai clan tradizionali, come i Mallardo di Giugliano e i Puca di Sant’Antimo. Per quanto riguarda i Casalesi, il gruppo avrebbe ricevuto la benedizione di Michele Bidognetti, fratello del boss Francesco, alias Cicciotto e Mezzanotte. Sembra, infatti, che parte delle tangenti provenienti dalle estorsioni andasse proprio alla famiglia di Michele, che è stato arrestato nel maggio del 2016 dalla Polizia di Stato con l’accusa di essere il reggente del clan dopo gli arresti di figli e luogotenenti del fratello capoclan. Il gruppo si muoveva con scioltezza e senza tener conto degli equilibri criminali ormai acquisiti; non ha esitato a colpire violentemente l’azienda dell’imprenditore di pompe funebri Luciano Russo, che in passato aveva fatto arrestare e condannare gli estorsori del clan. La ‘nuova gerarchia dei Casalesi aveva a disposizione un arsenale ben fornito di armi e ordigni. Ma ha avuto vita breve. Il tempo di una serie Tv.  

Il provvedimento eseguito stamattina scaturisce da un’indagine, condotta da febbraio a maggio 2017, che ha permesso di raccogliere gravi indizi di colpevolezza a carico dei fermati e che ha consentito di: attribuire ai fermati un ruolo specifico nella commissione di gravi ed allarmanti fatti delittuosi avvenuti negli scorsi mesi in Parete e in alcuni comuni del litorale Domitio. Ad aprile scorso era stato eseguito un decreto di fermo nei confronti del sesto componente del gruppo che ha poi iniziato a collaborare con la giustizia e a maggio scorso gli inquirenti avevan sequestrato un pericoloso arsenale costituito da rami da guerra, armi comuni da sparo, munizioni ed esplosivi, tutte illecitamente detenute e necessarie al gruppo criminale per l’esecuzione di atti intimidatori. Secondo quanto emerso gli uomini della nuova gerarchia dei Casalesi hanno imposto estorsioni ad imprenditori locali chiedendo somme di danaro tra i 500 ed i 4.500 euro, consumate dal mese di dicembre 2016 al mese di maggio 2017.

All’esito delle perquisizioni domiciliari, eseguite nel corso della notte presso le abitazioni di Giarnieri Vittorio e Moschino Luigi sono state occultate all’interno di una cassaforte pistole con matricola abrasa e munizioni. A casa di Massimo Perrone sono stati sequestrati 8 telefoni cellulari, 1 personal computer, 5 carte banco posta, appunti e documenti contabili di interesse investigativo.

Gli immediati approfondimenti investigativi condotti a seguito degli arresti, hanno altresì consentito di effettuare una perquisizione d’iniziativa Scauri, in provincia di Latina, presso il domicilio di Pugliese Francesco, classe 78, ritenuto soggetto contiguo, seppur non organico, al gruppo indagato. Nella sua disponibilità è stata rinvenuta e sequestrata una pistola Smith & Wesson con matricola abrasa, detenuta ed occultata per conto di Perrone. Pugliese è stato arrestato e sottoposto agli arresti domiciliari in attesa del rito direttissimo. I cinque sottoposti a fermo (Massimo Perrone del ’76, Emanuele Gatto del ’95, Vittorio Giarnieri del ’93, Luigi Moschino del ’82, Gaetano Celeste del ’77) sono stati trasferiti nel carcere di Secondigliano, in attesa della convalida.


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