Appalti truccati all’ospedale di Caserta, per il pm: “Quadro allarmante”. IL VIDEO

“C’e’ stato un disprezzo assoluto nei confronti del cittadino degente che si affidava ad una struttura ospedaliera pur di facilitare gli affari personali”. Cosi’ il procuratore del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Antonietta Troncone, definisce il “quadro allarmante” venuto fuori dall’ennesima indagine sugli appalti all’ospedale Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta che ha portato questa mattina in carcere Carmine Iovine, cugino del boss oggi collaboratore di giustizia Antonio Iovine, e altre sei persone, compresi titolari delle varie ditte appaltatrici di servizi per il nosocomio, che devono rispondere di corruzione, turbata liberta’ degli incanti, turbata liberta’ del procedimento di scelta del contraente e trasferimento fraudolento di valori. Carmine Iovine, in passato Direttore medico del presidio e poi Direttore Sanitario, considerato il “regista di tutto” grazie al ruolo che ricopriva, non solo non svolgeva alcuna funzione di controllo sulle ditte appaltatrici, ma si assicurava che gli appalti continuassero a essere affidati sempre alle stesse ditte. Delle vere riunioni, riprese anche con una telecamera dagli investigatori, avvenivano negli uffici dell’ospedale dove erano gli stessi titolari delle ditte a dettare le direttive per i requisiti necessari all’aggiudicazione degli appalti. Iovine, poi, falsificava poi i verbali di ispezione “ora per allora” al fine di nascondere il mancato controllo. In cambio, si ottenevano soldi e utilita’. Gli appalti riguardavano i servizi fondamentali per un presidio ospedaliero, come la pulizia degli ambienti, la mensa, lavanderia, gestione dei rifiuti speciali. Tutti servizi ai quali non veniva garantita la qualita’ necessaria per gli ammalati. In alcune intercettazioni, per esempio, sono emersi dati “agghiaccianti” come li definisce il procuratore: “lenzuola che non venivano cambiate, ma riciclate, la sala rianimazione piena di sporcizie e gli stessi stracci logori e sporchi usati per la pulizia degli ambienti esterni venivano usati anche per gli ambienti sterili”. Nel mirino dei pm sono finite la Gesap, la Des, la Manutencoop Facility Managemente, l’American Laundry e la Saf. In passato anche l’Anac aveva segnalato irregolarita’ per una serie di violazioni come per esempio il fatto che a presidiare le gare d’appalto vi fossero persone prive di competenze tecniche. “Siamo di fronte ad una lobby nel momento in cui le aziende che si aggiudicano gli appalti sono sempre le stesse “, sottolinea Giuseppe Linares, capo del centro Dia di Napoli, che ha spiegato il perche’ agli indagati non e’ stato contestato il metodo mafioso. “Dopo una passata inchiesta sulle infiltrazioni dei Casalesi all’interno dell’ospedale di Caserta – dice Linares – in questa seconda fase ci troviamo con degli imprenditori, dei colletti bianchi che non sfruttavano il metodo mafioso, ma il metodo corruttivo. Cosi’ come e’ accaduto recentemente con Mafia Capitale, ci troviamo di fronte a sistemi criminali complessi che non si muovono con l’intimidazione mafiosa ma che progetta e studia cio’ che puo’ dare profitto. In pratica abbiamo colletti bianchi senza la coppola e la lupara”. Gli appalti avevano svariati importi, fino ad arrivare ai 14 milioni di euro. La prefettura di Caserta e’ stata messa al corrente dell’indagine in modo da prendere eventualmente provvedimenti contro le ditte. 


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