Sono complessivamente 329 gli anni di carcere che i giudici della quinta corte d’appello di Napoli hanno inflitto ai 19 affiliati al clan Polverino di Marano e alla costola dello stesso clan di Quarto e del Vomero. Come in un regime militare avevano perfino il controllo dei beni di prima necessità: farina, pane, pollame e bovini, uova e caffè. Ma anche la gestione di imprese edilizie e negozi di abbigliamento, interi centri benessere e turistici. Si tratta dei Polverino, i cosiddetti Casalesi di Napoli, come ricorda Il Roma, per la capacità imprenditoriale e la ricchezza accumulata, che, come una piovra tentacolare, opprimono Marano e Quarto controllando tutti gli affari illeciti della zona flegrea e buona parte di quelli leciti, cercando addirittura di condizionare la vita politica candidando due loro fedelissimi al consiglio comunale di Quarto. La Corte d’Appello ha anche deciso la confisca di case, terreni, appartamenti, box auto e società rideterminato anche le pene della sentenza emessa il 14 aprile 2015, a 17 imputati, confermato le posizioni per altri due e dichiarato inammissibile l’impugnazione proposta nei confronti di altri quattro. Grazie alle indagini si è scoperto che la cosca dei Polverino era diventata un clan “globale” in grado di investire milioni di euro in attività solo apparentemente lecite ma che invece erano il modo più facile per riciclare i milioni di euro.
TUTTE LE CONDANNE
LICCARDI SALVATORE 30 ANNI
ALLEGRO FABIO 28 ANNI
PERROTTA GIUSEPPE 27 ANNI
CAMMAROTA SALVATORE 26 ANNI
MANCO CIRO 26 ANNI
SIMIOLI GIUSEPPE 24 ANNI
IPPOLITO CASTRESE 24 ANNI
POLVERINO ANTONIO 20 ANNI
NAPPI CARLO 18 ANNI
CESARANO ATTILIO 12 ANNI
D’ALTERIO ANGELO 12 ANNI
GALLOTTI STEFANO 12 ANNI
IMBRIANI NICOLA 12 ANNI
MONTALTO GAETANO 12 ANNI
SPASIANO MAURO 12 ANNI
VALLEFUOCO RAFFAELE 12 ANNI
PERRONE ROBERTO 8 ANNI
D’ERRICO GIUSEPPE 7 ANNI
PARAGLIOLA CASTRESE 7 ANNI
(nella foto Salvatore Licciardi)