Camorra a Scafati, colpi di pistola contro il bar ‘La dolce vita’ gestito dalla moglie del boss

Scafati. Cinque colpi calibro 7,65 per spezzare le velleità di un altro uomo vicino al clan Ridosso-Loreto. Cinque colpi contro la saracinesca del Bar La Dolce vita di via Alcide De Gasperi, gestito da Giuseppina Generali, moglie di Andrea Spinelli, detto Dario, il pregiudicato arrestato mesi fa per estorsione ai danni di imprenditori edili scafatesi. Nella notte, verso le 3, qualcuno ha esploso cinque colpi di pistola contro la saracinesca del bar gestito dalla moglie. Il pregiudicato, attualmente agli arresti domiciliari, è ritenuto esponente di spicco del clan Ridosso-Loreto, tant’è che dopo gli arresti dei capi clan era passato a riscuotere il pizzo per i ‘fratelli’ carcerati, da alcuni imprenditori edili di Scafati. Le richieste di pizzo gli erano costate il carcere a novembre dello scorso anno. L’avvertimento a Dario Spinelli è un altro segnale inquietante dopo le bombe posizionate al Roxi Bar di via Pietro Melchiade, gestito dalla figlia del boss Franchino Matrone, e quella alla sala scommesse di via Martiri d’Ungheria del cognato di Luigi Ridosso.
Una strategia del terrore quella che i rivali dei due clan dominanti, fino a qualche mese, fa, sta attuando nei confronti dei familiari di noti pregiudicati scafatesi. Un chiaro segnale, nel codice della criminalità organizzata, a ‘farsi da parte’ per mettere le mani sulla città e gestire gli affari illeciti. I carabinieri del Reparto Territoriale e della Tenenza di Scafati, sono alle prese con le indagini. Si visionano telecamere di sicurezza e quelle degli esercizi commerciali situati intorno al bar La Dolce Vita. Ma oltre ad individuare i responsabili si cerca un movente per questa strategia del terrore che da alcuni mesi è in atto a Scafati.
Chi vuole colpire i vecchi ‘capibastone’ scafatesi? E’ una lotta intestina, oppure ci sono le incursioni dei clan dei paesi limitrofi che premono per prendere il predominio?
Gli episodi sembrano avere una matrice unica, un’unica regia, per colpire i rivali scafatesi e scalzarli. Ma perchè arrivare a tanto?
Probabilmente, nonostante gli arresti i due gruppi criminali quello di Matrone e quello dei Loreto-Ridosso che in effetti si erano spartiti affari e territorio, sono ancora in auge e vanno contrastati. Tanto che gli avvertimenti sono stati chiari e precisi: tutti hanno colpito familiari di boss detenuti.
Gli inquirenti lavorano oltre che per scoprire il movente anche per individuare la regia ‘malavitosa’ dei tre episodi.
L’attenzione si sposta nei paesi limitrofi: da un lato sul clan Cesarano che operai nei territori di Pompei e Castellammare; dall’altro nei paesi vesuviani dove vige ancora il controllo del clan Aquino-Annunziata con una parte di territorio gestita dalle nuove leve del clan Langella. Ma l’attenzione è puntata anche su gruppi criminali interni alla città di Scafati che hanno sempre avuto ottimi agganci con le cosche vesuviane e in particolare con gli Aquino-Annunziata. In particolare, si cerca di scoprire se vi siano coinvolgimenti da parte del gruppo legato a Raffaele Alfano, alias Polvere di Stelle, padre di Carmine, quest’ultimo arrestato per estorsione ai danni del titolare del bar Dodo insieme a Marcello Adini.

 Rosaria Federico

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