Camorra al rione Sanità, la guerra interna ai Barbudos, Genidoni: “…quella lota di Francesco ha fatto un macello”

Trentasei sparatorie compresa quella clamoroso dell’assalto al circolo delle Fontanelle alla sanità in cui furono uccisi Giuseppe Vastarella(figlio del boss) e il cognato Salvatore Vigna e altre tre persone rimasero gravemente ferite. trentasei sparatorie da parte dei “Barbudos” il clan Esposito-Spina-Genidoni guidato da Antonio Genidoni figliastro del boss ucciso Pierino Esposito per cercare di riprendersi il potere che con l’omicidio prima del fratellastro Ciro ‘o spagnuolo e poi del patrigno Pierino Esposito era venuto meno. Cacciati dal rione, dal loro rione e anche in malo modo dai Vastarella  e dai loro seguaci. Lui era in carcere da appena una settimana quando fu ucciso il fratellastro Ciro ed era ancora dentro quando fu ucciso Pierino Esposito. E appena uscita insieme alla mamma Dora Spina organizza la vendetta. Riunisce tutti i fedelissimi, chiama a se anche il gruppo di Walter Mallo, pure lui cacciato dal rione e confinato alla don Guanella dove inizia una guerra senza quartiere contro i Lo Russo. Gli agguati, e le stese al rione Sanità per riprendere quel potere che avevano. E’ tutto raccontato nelle 458 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Francesca Ferri e che l’altro giorno ha portato in carcere l’ultimo della famiglia rimasto libero ovvero il cugino Francesco Spina e i due traditori Salvatore Basile ‘ o pirata e Agostino Riccio mentre l’ordinanza è stata notificata in carcere allo stesso Genidoni, alla mamma Dora Spina, alla moglie Enza Esposito, al suo parente Emanuele Salvatore Esposito, ad Alessandro Daniello e a Walter Mallo. Intercettazioni ambientali e telefoniche attraverso le quali gli stessi protagonisti di quella sanguinosa faida ne raccontano la storia.Una storia fatta di tradimenti e malcontenti interni alla cosca come quello che lo stesso Genidoni nutre nei confronti del cugino Francesco Spina.

Nell’abitazione di Milano in cui Genidoni si trova agli arresti domiciliari esterna tutto il suo disappunto nei confronti del cugino, Francesco Spina, che gli era succeduto alla guida del clan durante la sua detenzione (” … tu pensa che sono andato in carcere gli ho rimasto due … inc … gli ho rimasto soldi. gli rimasto trentacinque persone. sono uscito … sono dovuto andare a Milano. ti ho fatto il conto e l’imbasciata quello che si sono fìrati di combinare … ” ”Francesco ha fatto un macello” – “ho sbagliato io a dargli il telecomando in mano mi ha fatto un macello…).
Si chiarisce così durante la detenzione di Antonio Genidoni, la reggenza è stata affidata proprio a Francesco Spina rivelatosi però deludente sotto il profilo criminale Genidoni, parlando con Cinzia Landolina, mostra il suo risentimento per tali condotte ritenendole una diretta conseguenza del cattivo operato di suo cugino Francesco Spina nel periodo in cui ha retto il clan (“mo … bello e buono •.. hai capito … devo ringraziare a mio cugino … devo ringraziare … quell’altra lota …   ho trovato mio fratello morto a mio padre morto per niente… erano venti giorni che mi avevano arrestato … se stavo .,.incomp.,.se stavo io fuori … quando succedeva quello che è successo non poteva mai succedere credimi…”. E poi sempre a proposito del cugino Francesco Spina dialogando con Alessandro Daniello e la moglie Enza chiede… Alessandro Dimmi un clan che io sto appiccicato; Alessandro: tutti quanti Antonio (..) Antonio: io non stavo appiccicato proprio con nessuno”); Vincenza Esposito conferma tale circostanza ricordando che erano talmente buoni i rapporti con gli altri clan che “avevamo perfino i soldi da Ponticelli all’inizio”; emerge ancora che la gestione del clan assunta da  Francesco Spina era stata fallimentare al punto che, a distanza di una sola settimana dall’arresto di Genidoni, la gestione dei rapporti con gli altri clan si era già compromessa: ( “ti sto dicendo una settimana che mi arrestarono a me … una settimana dopo venne Francesco con… inc… ci siamo appiccicati con .. incomp .. ci siamo appiccicati con i Capitoni … ci siamo appiccicati con i Sibillo .. eccolo …qua è sceso lo scatasto (sfascio) di tutto è poi dopo i Maranesi hanno fatto gli scemi qualcun altro ha fatto lo scemo questo è .. quando sono andato carcerato non stavo appiccicato proprio con nessuno credimi … proprio con nessuno”. E per questo che con la sua uscita dal carcere agli arresti domiciliari riparte la faida e il tentativo non riuscito di riconquistare il rione Sanità.

 Antonio Esposito

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