Quasi 150 anni di carcere, una riduzione consistente in Appello per gli affiliati alle cosche Di Gioia e papale di Torre del Greco-Ercolano protagonisti di una stagione di sangue e di estorsioni e minacce a imprenditori e commercianti agli inizi degli anni Duemila. La pena più pesante è per Giovanni Oliviero, uomo di fiducia del ras Filippo Cuomo, che è stato condannato a 14 anni e due mesi di reclusione, mano pesane anche per il boss dei “catanesi”, Pietro Papale condannato a dieci anni di carcere, otto anni di carcere invece sono stati inflitti al suo colonnello Bartolomeo Palomba, così come a Giovanni Di Dato detto “Giannino ’o meccanico,” e a Gennaro Granato e Michele Ciaravolo. A seguire poi sei anni e otto mesi la pena per Marco Perrone, sei anni e due mesi a Pietro Formicola, e ancora sei anni di carcere per Giuseppe Scognamiglio; cinque anni e quattro mesi di carcere è la condanna per Francesco Accardo, Mario Falanga, Vincenzo Farese, Agostino Giordano, Gaetano Magliulo, Armando Maisto, Giosuè Miranda, Pietro Sepe e Giuseppe Terrone. Cinque anni di reclusione per Raimondo Amendola. Invece quattro gli anni di carcere per Nunzio Avvoltoio e Gennaro Busco. Condannti anche i tre pentiti: Isidoro di Gioia, figlio del boss ucciso Gaetano ‘o tappo è stato condannato a due anni e quattro mesi: un anno e 8 mesi per Ignazio Maglilo e un anno e sei mesi per Filippo Cuomo. Infine le due donne del clan Gerardina Cefariello e Michela Nocerino sono state condannate e un anno e otto mesi di carcere. Assolto invece Luigi Nocerino. La sentenza di Appello arriva a tre anni dal blitz “Bolla Papale”.