Camorra, faida interna al clan Amato-Pagano, il pentito: “Un avvocato portò dal carcere l’ordine del boss di uccidere Andrea Castello”

C’è un latitante nel blitz di ieri della squadra mobile che ha sgominato l’ala militare del clan Amato Pagano con 7 arresti e protagonisti delle mini faida tra i melitesi (gli Amato)  e i maranesi (i Pagano) legati all’aex reggente Mariano Riccio genero del boss Cesare pagano. Si tratta di Raffaele Mauriello, detto “lello ‘o chiatto” figlio del boss Ciro che ha fatto perdere le sue tracce dalla notte scorsa. Quando gli uomini della squadra mobile di napoli sono andati nella sua abitazione di Melito già si era reso uccel di bosco. Mauriello è accusato di aver parte all’omicidio di Andrea Castello, braccio destro del boss Mariano Riccio, e al ferimento di Castrese Ruggiero. Secondo la Procura antimafia, il 27enne avrebbe fatto parte del gruppo di fuoco organizzato da Francesco Paolo Russo detto “cicciariello” originario di Pompei ma da anni trasferitosi nella Nord di Napoli ed entrato in azione il 14 marzo del 2014. Raffaele Mauriello è anche indagato insieme con Carmine Della Gaggia di aver aiutato il baby boss D.A.A. figlio di Rosaria Pagano nel duplice omicidio di Alessandro Laperuta e Achir Mohamed Nuvo,  avvenuto nelle palazzine di Melito il 20 giugno dello scorso anno. Fu proprio Raffaele Mauriello ad accompagnare il baby boss ferito in ospedale ma durante la fuga rimasero coinvolti in un incidente stradale e lui fu costretto a fermarsi e il ferito fu prelevato da un altro motorino e portato agonizzante in ospedale.

Ma nell’inchiesta della Dda di Napoli e nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Laura De Stefano c’è anche un inquietante particolare ovvero il coinvolgimento di un avvocato che avrebbe portato dal carcere da parte del boss Cesare Pagano l’ ordine di morte per Andrea Castello. Nel racconto del pentito Umberto Accurso, ex reggente della Vanella-Grassi si legge: “Fummo convocati dalla Pagano e il Russo, in mia presenza, mi disse che l’ordine di uccidere era arrivato dal carcere da parte di Carmine Pagano (detto Angioletto) e Raffaele Amato il grande… però zia Rosaria non credette a questa versione”.

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