Ci sono due fermati per l’agguato all’ex pentito Mario Centanni detto “Bijoux” avvenuto sabato sera in piazza Bernardino Tafuri, a Marianella e che invece aveva ferito un innocente ragazzini G.V. di 15 anni che stava giocando a pallone in piazza con gli amichetti. Si tratta di due pregiudicato legati al clan Lo Russo. Sono stati fermati nella mattinata di ieri e sono stati sottoposti all’esame dello stube, che ha dato esiti positivi. Ora si attende la decisione del gip che dovrebbe in giornata firmare l’ordinanza di custodia cautelare nei loro confronti se le prove fin qui raccolte dagli investigatori siano ritenute sufficienti a supportare l’accusa. L’agguato mancato al pentito Mario Centanni che da qualche mese era tornato dai suoi familiari uscendo dal programma di protezione va inquadrato nella faida interna al clan Lo Russo del quale l’ex collaboratore di giustizia è stato un esponente. E’ il figlio di Mario Lo Russo, sorella dei fratelli Salvatore, Mario Carlo e Giuseppe ( i primi tre pentiti) ma anche cognato di Raffaele Perfetto muss ‘e scigna, uno dei killer più spietati della cosca. Centanni si pentì nel febbraio del 2011 due mesi dopo un agguato che aveva subito il 27 novembre del 2010 e si trovava su una moto insieme con Raffaele Bonetti in via Vincenzo Valente a Miano (la stessa strada dove due settimane fa sono stati trucidati i due Carlo Nappello, zio e nipote). Quattro sicari in sella a due moto gli esplosero contro numerosi colpi di pistola. Centanni e Bonetti rimasero feriti ma riuscirono a scappare. Quel giorno era stata ufficializzata la notizia del pentimento dello zio acquisito Salvatore Lo Russo, capostipite dei “Capitoni”. Il ferito fece subito i nomi dei suoi presunti aggressori:
“…Ero fermo in strada quando da dietro alle macchine vidi uscire armati Mimmo Raffone (ucciso mrl 2011, genero di Mario Lo Russo), “Lellè” figlio di Carlo e Luciano Pompeo. Il primo impugnava una pistola calibro 7,65, gli altri due una calibro 9 ciascuno. Erano a pochi metri e a viso scoperto. Riuscii a nascondermi dietro un pilastro e così mi salvai, anche perché quando li vidi feci cadere il motorino sul quale stavo seduto e presidente la pistola che nascondevo sotto la gamba. Furono esplosi da loro oltre venti proiettili e io fui ferito alla spalla e di striscio al volto e al collo”. Poi nel corso del suo pentimento ha accusato il cognato Raffaele Perfetto di essere autore di numerosi omicidi tra cui quello dell’ambulanza in cui furono uccisi Giuseppe D’Amico e Salvatore Manzo del clan Stabile di Chiaiano e alcuni commessi per conto del clan Birra-Iacomino ad Ercolano.Le sue dichiarazioni hanno tra l’altro contribuito a svelare l’ingente traffico di droga gestito della famiglia Lo Russo e in particolare puntando l’indice contro Enzo Lo Russo di Carlo e Vincenzo Lo Russo alias o’ Signore, figlio di Giuseppe,(unico dei fratelli non pentito).