“Non c’è stata alcuna sperequazione tra i redditi leciti dichiarati e i beni acquistati”. Il Riesame, accogliendo la tesi della difesa, dispone la rimozione dei sigilli apposti poco più di un mese fa al patrimonio del clan Orlando.
A spuntarla, innanzi ai giudici dell’Ottava sezione (presidente Purcaro), è stata la linea portata avanti dall’avvocato Emilia Granata. Il Tribunale delle Libertà, al termine dell’udienza celebrata venerdì scorso, ha infatti disposto l’annullamento del decreto di sequestro che a giugno aveva colpito i beni nella disponibilità dei fratelli Armando, Raffaele e Vincenzo Orlando, e della loro madre Giuseppina Orlando. La difesa dei quattro indagati è così riuscita a dimostrare l’insussistenza della sperequazione ipotizzata dalla Procura antimafia, vale a dire l’acquisto di quei beni con soldi di provenienza illecita. Grazie al verdetto emesso dal Tribunale del Riesame la famiglia Orlando è quindi potuta tornare in possesso dei beni immobili, tra cui anche alcune auto d’epoca, e dei conti correnti che le erano stati sequestrati poco più di un mese fa.