Camorra, la moglie del boss della Vinella-Grassi forniva gli spacciatori del Cilento

Napoli. ‘Zia Rossella’, così era indicata nelle conversazioni tra Umberto Rossi, capo del gruppo di pusher della Piana del Sele e del Cilento, e i suoi uomini più fidati, la donna che è considerata dagli inquirenti la grossista di cocaina del gruppo di salernitani arrestati venerdì scorso. ‘Zia Rossella’, 40 anni, è Rosa Borriello, moglie del pluripregiudicato Bruno Perrella, esponente di primo piano dei ‘girati’ della Vinella-Grassi di Secondigliano. La donna è finita in carcere, venerdì scorso, con l’accusa di traffico di sostanze stupefacenti, insieme a Umberto Rossi, ex cutoliano, e capo del gruppo della zona di Eboli, Capaccio e Agropoli. Ieri, la donna è stata interrogata in carcere, difesa dall’avvocato Domenico Dello Iacono, si è avvalsa della facoltà di non rispondere. Nei suoi confronti, la Dda di Salerno e il Gip che ha accolto la richiesta di custodia cautelare muove pesanti accuse. Secondo gli inquirenti Rosa Borriello è la grossista che forniva a Umberto Rossi e ai suoi uomini ingenti quantitativi di cocaina – 300 grammi a settimana – per alimentare le piazze di spaccio di Eboli, Capaccio, Vallo della Lucania e Agropoli. Lei, ‘zia Rossella’, insieme ad esponenti del clan Limelli-Vangone di Torre Annunziata, era il punto di riferimento dell’ex cutoliano, organizzatore delle piazze di spaccio della Piana per conto del figlio detenuto. ‘Zia Rossella’, per gli inquirenti, è un elemento di primo piano dell’organizzazione criminale, gestisce per conto del marito Bruno Perrella – più volte nominato dagli indagati nelle conversazioni captate dai carabinieri, la piazza di spaccio ‘Lotto G’ di Scampia. Perrella, detenuto nel carcere di Terni, ha un fine pena che scade nel 2033. In attesa che sconti il suo debito con la giustizia la giovane moglie si occupa di tutti gli affari e – si intuisce dalle intercettazioni ambientali – assurge al ruolo di vero e proprio leader nella vendita di grossi quantitativi di stupefacente. Secondo la Procura di Salerno proprio da Secondigliano partivano le dosi di droga per il Cilento. L’indagine che ha portato all’arresto di 12 persone – 10 in carcere e due ai domiciliari – ha registrato il traffico di droga che partiva dal cuore di Napoli e finiva nel Cilento fino a Vallo della Lucania. Un’indagine nata da un episodio inquietante, l’attentato ai danni di un autolavaggio, ha poi registrato il tentativo di gambizzazione di Pasquale Vitiello, debitore di grosse somme di danaro nei confronti di uomini legati al gruppo di Umberto Rossi, ed esponente del gruppo Grazioso della Piana del Sele con il quale Rossi si contendeva la gestione dlele piazze di spaccio. E’ proprio l’organizzazione dell’attentato ai danni di Vitiello perpetrata dall’ex cutoliano e da Raffaele Russo e Marco Di Mieri a consentire ai carabinieri del comando provinciale di Salerno di ricostruire l’organigramma del gruppo e a intercettare interessanti conversazioni che sono il corpo dell’ordinanza eseguita nei giorni scorsi.

I provvedimenti restrittivi sono arrivati dopo una complessa indagine avviata nell’agosto 2015 a margine di un’altra attività investigativa relativa a una serie di attentati incendiari verificatisi tra settembre e ottobre 2014 ai danni di un autolavaggio di Capaccio in località Licinella, che portò all’arresto di un pregiudicato ritenuto l’autore delle intimidazioni.
Il 4 novembre 2015 fu registrato uno dei viaggi di approvvigionamento di stupefacente da parte degli uomini di Rossi che a bordo di due auto andarono fino a Napoli per acquistare 300 grammi di cocaina. Il ‘carico’ fu intercettato e la droga sequestrata. In quell’occasione fu arrestata la donna che si era occupata del trasporto.

Rosa Borriello, secondo gli inquirenti, era uno degli elementi essenziali del gruppo. Lei, la moglie del boss dei ‘girati’ era il punto di riferimento per l’acquisto di grosse partite di cocaina.

Rosaria Federico

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(nella foto l’ex cutoliano Umberto Rossi e Rosa Borriello detta zia Rossella)


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