Camorra, la relazione della Dia: “I clan di Napoli pensano alla droga quelli della provincia a imprese e politica

Diversi gli scenari tra Napoli e la sua provincia: se nella citta’ di Partenope, i gruppi criminali sono dediti soprattutto allo spaccio di stupefacenti, nel napoletano, i clan sono interessati soprattutto all’imprenditoria e alla politica. E’ quanto e’ stato reso noto nella Relazione del Ministro dell’Interno al Parlamento sull’attivita’ svolta e risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia” nel II^ semestre 2016″, con riferimento anche alla criminalita’ organizzata campana. La prima parte del report affronta una nuova tipologia di criminalita’ in Campania, una radiografia delle gang al posto di clan gerarchizzati, che con violenza mettono sotto scacco la popolazione, attraverso, per esempio, le cosi’ dette ‘stese’, soprattutto nei quartieri del capoluogo. Accanto a questi “moderni gruppi camorristici” sopravvivono alcuni clan della “passata tradizione criminale”, storicamente e saldamente radicati sul territorio, che continuano a preservare la propria forza attraverso le nuove generazioni, puntando su grossi traffici internazionali e investimenti finanziari. L’operazione “Cumani”, conclusasi nel mese di novembre con l’emissione di diverse misure di custodia cautelare ha documentato la perdurante operativita’ della federazione criminale nota come “Alleanza di Secondigliano”, all’interno della quale un ruolo preminente e’ stato riconosciuto dagli altri sodalizi federati al gruppo Mallardo. Come si legge nell’ordinanza, la specificita’ dell”Alleanza di Secondigliano’ sta: “nella compartecipazione occulta in societa’ di varia tipologia e nelle capacita’ di queste nell’assumere un ruolo di preminenza in diversi mercati”, secondo un modus operandi che ha consentito a quell’aggregazione criminale di accumulare milioni di euro, parte dei quali oggetto di sequestro nell’ambito della citata operazione. Una delle fattispecie delittuose sicuramente piu’ diffuse nell’area metropolitana e’ lo spaccio di sostanze stupefacenti, praticato quasi sempre da giovanissimi, per conto delle organizzazioni camorristiche”. “Le considerazioni fatte per la citta’ di Napoli – si legge nel report della Dia – non possono essere estese tout court alla provincia, dove non si registrano situazioni di accesa fibrillazione. In particolare, l’operato dei sodalizi che agiscono nella provincia vesuviana – potenti e radicati nel territorio – non si caratterizza per la commissione di azioni eclatanti fatte di sparatorie ed agguati. L’agire sotto traccia consente loro di infiltrare, senza clamore, le amministrazioni comunali e l’imprenditoria locale, di gestire parte della grande distribuzione e di assumere una posizione dominante nel mercato della droga. Analoghe considerazioni valgono per i clan del casertano, dove gli assetti appaiono meno instabili in ragione di una ormai consolidata presenza di gruppi, tra cui i Casalesi, che nel tempo hanno dato vita a solide alleanze mettendosi al riparo da scontri tra fazioni e riuscendo, cosi’, a mantenere il controllo del territorio, nonostante la cattura e la collaborazione con la Magistratura di elementi di vertice”. “Passando ad analizzare i principali settori dell’illecito che alimentano, a fattor comune, i profitti dei clan camorristici, risultano preponderanti il traffico di sostanze stupefacenti, il contrabbando di tabacchi lavorati esteri, le estorsioni, l’usura, la commercializzazione di prodotti con marchi contraffatti, la gestione e lo smaltimento dei rifiuti e l’infiltra- zione nel settore degli appalti pubblici. In tale ultimo contesto, un ruolo di primo piano e’ storicamente rivestito dai clan casertani dei Casalesi e dei Belforte e da alcuni sodalizi dell’area nord della provincia di Napoli (in primis Nuvoletta-Polverino e Mallardo), che oltre a instaurare rapporti di stretta connivenza con apparati politico-amministrativi locali, si sarebbero serviti anche di imprenditori compiacenti per l’acquisizione di commesse pubbliche. Si tratta di una frangia “malata” dell’imprenditoria che trae vantaggio da questo sistema illecito e che annienta ogni possibile concorrenza. Con particolare riferimento ai Casalesi, le informazioni fornite dai collaboratori di giustizia stanno contribuendo a delineare il complesso intreccio fra camorra, imprese e politica, per decenni alla base del potere economico-criminale del clan. Non e’ stato, infatti, infrequente – come accertato in atti giudiziari – che il legame con esponenti politici ed istituzionali si sia concretizzato nella candidatura di affiliati alle elezioni amministrative, peraltro reiteratamente eletti in diverse competizioni elettorali. Le indagini confermano, inoltre, come la camorra non abbia “colore” politico: emblematiche le vicende relative ai ripetuti scioglimenti del Consiglio comunale di Marano di Napoli con maggioranze di diversa espressione politica”. 


Articolo precedenteGuardia di Finanza: finanziere sorpreso a fare il gelataio
Articolo successivoCharlie: é morto il bimbo che ha straziato il mondo