Camorra, l’ex pentito Centanni raccontò: “Ecco chi ha tentato di uccidermi”

“Questo, mi da l’impressione di mio nipote “o biciu”, scemo come quello”, così il boss, poi pure lui diventato pentito, etichettava lo scorso anno il nipote Mario Centanni mentre parlava nella sua abitazione di via Ianfolla, senza sapere di essere intercettato. E il suo interlocutore, tale Totore spiegava che la persona della quale stavano parlando: “no più scemo… ‘o biciu” teneva il vizio della droga, e si sapeva…”. Mario Centanni, detto “Bijoux” figlio di Maria Lo Russo, sorella di Carlo e degli altri “Capitoni” di Miano l’altro giorno è stato oggetto di un agguato nei pressi della metropolitana di Piscinola nel corso del quale è rimasto ferito l’innocente 15enne G.V. che stamane sarà operato al san Giovanni Bosco per l’estrazione del proiettile che ha conficcato nella natica. Mario Centanni, ex pentito è stato uno dei primi grandi accusatori della famiglia, subito dopo lo zio Salvatore. Il suo agguato potrebbe essere maturato nell’ambito del nuovo scontro in atto tra Miano, Piscinola, Marianella, la don Guanella e Chiaiano con il gruppo degli Stabile-Ferraro che dopo anni di sottomissione ai Lo Russo ora stanno prendendo il sopravvento nella zona: E la presenza di un familiare stretto dei “Capitoni”, tra l’altro ex pentito non era gradita in zona.

Mario Centanni era già sfuggito a un agguato il 9 novembre del 2010. E quando qualche mese dopo decise di pentirsi perché aveva capito di essere stato condannato a morte dal suo stesso clan raccontò l’agguato, come ricorda Il Roma: “Ero fermo in strada insieme a un mio conoscente con il quale a volte mi intrattenevo per fumare in via Vincenzo Valente quando vidi sbucare armati tre uomini: Mimmo Raffone, “Lellè” figlio di Carlo Lo Russo e Luciano Pompeo…Raffaele Perfetto (il cognato ndr) riceveva dal clan solo 2000 euro al mese mentre io sapevo che Antonio Lo Russo, figlio di Salvatore e reggente del clan, riceveva ben 90mila euro dalle persone che curavano la sua latitanza: “Censore”, “Lellè” figlio di Carlo e Luciano Pompeo. Decisi di reagire. Mi recai al centro di scommesse “Betting” di Antonio Lo Russo gestito da due fratelli come prestanome. Rinfacciai la cosa a uno dei fratelli presente, sparai nelle vetrine e lo trascinai fuori tenendolo per un orecchio mentre impugnavo una pistola. Nel centro imposi alle quattro donne che vi lavoravano di chiudere immediatamente e di riferire ad Antonio Lo Russo che da quel momento in poi ero io a comandare per conto di Raffaele Perfetto. Il centro fu chiuso e la risposta fu che quella stessa sera ci fu un agguato ai miei danni. Ero fermo in strada quando da dietro alle macchine vidi uscire armati Mimmo Raffone (ucciso mrl 2011, genero di Mario Lo Russo), “Lellè” figlio di Carlo e Luciano Pompeo. Il primo impugnava una pistola calibro 7,65, gli altri due una calibro 9 ciascuno. Erano a pochi metri e a viso scoperto. Riuscii a nascondermi dietro un pilastro e così mi salvai, anche perché quando li vidi feci cadere il motorino sul quale stavo seduto e presidente la pistola che nascondevo sotto la gamba. Furono esplosi da loro oltre venti proiettili e io fui ferito alla spalla e di striscio al volto e al collo”.

(foto tratta da Teleclubitalia.it)

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