Ci hanno impiegato quattro ore per compiere l’operazione di “macelleria messicana” di sezionare i corpi di Luigi Ferrara e Luigi Rusciano i due ras del contrabbando dei comuni a Nord di Napoli ritrovati seppelliti alla periferia di Afragola il pomeriggio del 16 febbraio scorso. Sapevano o meglio temevano di essere stati scoperti e per questo che Domenico D’Andò ‘o chiattone e il 17enne Aniello I., cugino della moglie e figlio di Luigi ‘o russo altro noto contrabbandiere di Afragola, comprarono in tutta fretta alcuni coltelli e delle corde dopo che avevano saputo che la polizia aveva sequestrato la Fiat Idea di Luigi Rusciano parcheggiata in un’area di sosta a pagamento ad Afragola. La storia di macelleria messicana e del duplice macabro omicidio di Luigi Ferrara e Luigi Rusciano, così come ricostruito dalle minuziose indagini degli agenti del commissariato di Afragola, si consuma il pomeriggio del 31 gennaio scorso, in un appartamento di via Casacelle a Giugliano. E’ il giorno del compleanno di Luigi Ferrara. L’uomo dice alla moglie che non torna per il pranzo perché ha un appuntamento a Melito. Le telefona più volte nel corso del pomeriggio poi ad un certo punto le dice che non può accompagnarla dal ginecologo, la donna ha partorito da poco e deve andare a visita. La sua ultima telefonata è poco dopo le 18 dello stesso giorno quando la donna lo rassicura di trovarsi dal medico. Poi da quel momento si interrompono le comunicazioni. E il giorno dopo, non essendo rientrato, la moglie va dai carabinieri di Casoria a denunciare la scomparsa del marito, Cosa analoga fanno a Mugnano i familiari di Luigi Rusciano. Le due famiglie sapevano che i due erano insieme. Secondo gli accertamenti tecnici e quelli del medico legale i due sono stati uccisi la sera del 31 gennaio 2017 tra le 18,30 e le 20. Infatti l’autovettura di Rusciano e la Lancia Y noleggiata a Napoli qualche giorno prima da Domenico D’Andò partono da via Casacelle a Giugliano alle 20,08 e arrivano nel parcheggio di contrada Regina ad Afragola alle 20,30. Lasciano l’auto parcheggiata nel posto 42 che è quello assegnato da contratto alla Lancia Y. E’ il primo grave errore che commettono. Con i due “macellai” c’è anche la moglie di D’Andò. Durante il viaggio di ritorno si fermano presso alcune farmacie per comprare garze, cotone ed euclorina. I due sono rimasti feriti alle mani e alle gambe durante la lotta che hanno fatto per uccidere i due contrabbandieri. E poi, come si scoprirà in seguito dalle autopsie, li hanno sgozzati con una roncola. Il loro programma è quello di disfarsi dei corpi con calma. Hanno già comprato le corde per legarli. Il mattino seguente sempre a bordo della Lancia Y tornano nel parcheggio ma non trovano la Fiat Idea, il custode dice che è stata prelevata nella notte dalla polizia. Capiscono che le cose si mettono male e partono in tutta fretta. Si fermano in un negozio e acquistano tre coltelli da macellaio. Alle 10,51, come rileva il gps dell’auto, arrivano in via Casacelle a Giugliano. Ripartono alle 15,16. In questo lasso di tempo è avvenuto il sezionamento dei corpi dei due malcapitati contrabbandieri. Arrivano ad Afragola poco dopo le 16 e si fermano per tre minuti e trenta nelle strade sterrate di via Arena nei pressi della nuova stazione della Tav. Li il 16 febbraio la polizia ritroverà un pezzo di stoffa parzialmente bruciato, tre coltelli completamente bruciati, un mazzo di chiavi e un giubbotto di colore blu. Si fermano di nuovo in una farmacia a comprare altre garze poi vanno in contrada Ferraraese di Afragola (luogo dove sono stati rinvenuti i cadaveri) ma vi rimangono pochi minuti. Fanno un sopralluogo. Fanno un’altra sosta ad Afragola e tornano a Giugliano da dove ripartono alle 21. Arrivano in località Ferrarese di Afragola alle 21, 24 e ne ripartono alle 21, 46. Venti minuti per disfarsi dei corpi e sotterrarli alla men peggio. Si fermano in via del Molise ad Afragola dove abita D’Andò con una zia, la moglie e il fratellino piccolo. La mattina del giorno seguente Domenico D’Andò va a scuola del fratello e dice alle maestre che il piccolo non andrà a scuola per un mese perché deve operarsi. Passa in un negozio di colori e compra un secchio di pittura bianca. Va a a Giugliano in via Casacelle dove si è consumato il duplice omicidio e la macelleria messicana e ritinteggia alla meglio le pareti della stanzetta del fratello, dove alcuni giorni dopo la polizia scientifica troverà ancora tracce ematiche di Luigi Ferrara. Poi dopo aver accompagnato Aniello a casa si ferma nella abitazione dove dimora con moglie, fratellino e zia. Da quel momento si perdono le sue tracce fino al giorno otto febbraio quando si presenta con il suo avvocato nel carcere di Santa Maria Capua Vetere perché teme di essere destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare. Anche il piccolo Aniello scappa, va a Foggia da alcuni parenti. Ieri quando è stato arrestato era a Formia. Domenico ‘o chiatto viene rilasciato perché non c’è ancora niente a suo carico. Il resto è storia recente con i riscontri, gli interrogatori dei familiari delle vittime e dei conoscenti dei due, le intercettazioni, le prove raccolte e gli arresti. Nell’inchiesta sono coinvolti anche la moglie di D’Andò, un altro contrabbandiere e il padre del “macellaio” minorenne.
Antonio Esposito
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