Salerno. “L’indagato Angelo Pasqualino Aliberti è in perfetta forma ed è compatibile con eventuali misure detentive”: la premessa della perizia medico-legale della Procura è stata questa. Il resto, in merito all’eventuale arresto dell’ex sindaco di Scafati, è venuto dopo. Ma difatti, la decisione è stata rinviata al 14 settembre prossimo. La Procura della Repubblica di Salerno e il sostituto procuratore Vincenzo Montemurro hanno insistito nell’Appello promosso nei confronti dell’ex sindaco di Scafati Aliberti e dei due pregiudicati, i cugini Gennaro e Luigi Ridosso. E stamane era il giorno della discussione sulle prescrizioni della Corte di Cassazione che aveva rispedito al Tribunale del Riesame di Salerno la richiesta di arresto per scambio di voto politico mafioso per le elezioni amministrative del 2013 e quelle Regionali del 2015 nelle quali fu eletta al Consiglio Regionale, Monica Paolino, moglie di Aliberti.
Il finale dell’udienza in effetti non c’è stato. I giudici – presidente Sgroia – hanno deciso di concedere alla difesa dei tre indagati un ulteriore termine per controdedurre alle accuse depositate dalla Procura in udienza, e infine hanno rinviato all’udienza del 14 settembre per decidere sulle esigenze cautelari e quindi di un eventuale misura cautelare nei confronti dell’ex primo cittadino e dei due esponenti del clan Ridosso-Loreto.
La richiesta della difesa di ritirare l’Appello. Nei giorni scorsi, gli avvocati Agostino De Caro e Silverio Sica – difensori di Angelo Pasqualino Aliberti – avevano depositato in Procura una perizia medico-legale nella quale si attestava il forte stato di stress dell’ex primo cittadino e si paventava un possibile pericolo per la sua salute nel caso vi fosse stata una misura cautelare. Sulla scorta di questa perizia, i difensori aveva chiesto alla Procura di rinunciare all’Appello. Ma, il sostituto procuratore Vincenzo Montemurro, aveva chieso un’immediata perizia psichiatrica ad un consulente della Procura, il dottore Scialdone, per accertarsi dello stato di salute dell’indagato. L’esito della perizia era statao lapalissiano: Angelo Pasqualino Aliberti è in perfetta forma ed è compatibile con eventuali misure cautelari.
Le nuove accuse della Procura. Stamattina, la Procura ha depositato un copioso dossier sull’ex sindaco. L’obiettivo è dimostrare che Angelo Pasqualino Aliberti, dimessosi dalla carica di sindaco a dicembre scorso, è ancora in grado di manipolare o inquinare prove importanti per l’accusa. La Procura vuole dimostrare che Aliberti non ha del tutto interrotto i legami con alcuni dipendenti dell’amministrazione comunale per cui è in grado di sapere quali sono le decisioni che la triade commissariale che regge il Comune sciolto per infiltrazioni camorristiche, sta prendendo o ha preso e dunque avvantaggiarsene per la sua difesa. Inoltre, per la Procura non sarebbero del tutto interrotti i rapporti della famiglia Aliberti con esponenti della criminalità organizzata.
Per quanto riguarda l’inquinamento delle prove, il sostituto procuratore Vincenzo Montemurro ha depositato un copioso fascicolo con le perizie tecniche sui cellulari e sui computer di Aliberti e della moglie Monica Paolino. Inoltre, è stato depositato un dossier con tutti i commenti Facebook che l’ex primo cittadino ha pubblicato nell’ultimo anno e che dimostrerebbero la capacità dell’indagato di conoscere quanto accada all’interno della sede municipale anche se non ha più cariche.
Secondo la Procura esiste ancora un reale pericolo di inquinamento delle prove che non allevia la posizione di Aliberti, anzi, rispetto ad una misura alternativa al carcere ipotizzata dalla Cassazione rafforza la tesi dell’arresto in carcere.
A riprova di questa tesi anche la testimonianza dell’ex vicesindaco e assessore Giancarlo Fele che sarebbe stato avvicinato dall’ex primo cittadino, in due occasioni, per spingerlo a firmare una testimonianza a favore di Aliberti da depositare proprio al Riesame. Un chiaro tentativo di subornazione del testimone che avrebbe dovuto sottoscrivere dichiarazioni per salvare Angelo Pasqualino Aliberti. Ma la denuncia di Fele, resa agli uomini della Dia guidati dal colonnello Giulio Pini, ha vanificato il tentativo. Ed ora è agli atti come prova dell’accusa per un tentativo di inquinamento delle prove.
Tra le nuove prove depositate dalla Procura anche un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Napoli, a carico dei fratelli Raffaele e Giuseppe Maurelli – ritenuti pericolosi e potenti narcotrafficanti ai quali nei mesi scorsi sono stati sequestrati beni, soldi e armi – con i quali Aliberti avrebbe avuto rapporti. Questa circostanza, per la Dda di Salerno, dimostrerebbe che l’ex sindaco non ha avuto solo frequentazioni di cointeressenza con il clan Loreto-Ridosso, ma anche con altri esponenti della criminalità organizzata.
L’ex sindaco non era in aula stamane, i suoi difensori avranno di tempo fino alla fine di luglio per presentare le proprie contro deduzioni alle nuove accuse promosse dalla Dda di Salerno, poi si ritorna in aula il 14 settembre prossimo per la decisione. (1. continua)
Rosaria Federico