Lenzuola dei pazienti quasi mai cambiate e reparti sporchi, compresi quelli dove venivano effettuati interventi chirurgici. E’ quanto emerso dall’ultima indagine – l’ennesima – su un giro di appalti in cambio di tangenti all’Azienda Ospedaliera di Caserta, gia’ reduce da due anni di commissariamento – scaduti nel marzo scorso – dopo lo scioglimento disposto nel 2015 per infiltrazioni camorristiche; allora finirono in carcere 24 persone per collusioni con il clan Zagaria. Oggi sono sette le persone arrestate su ordine del Gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere tra funzionari, dipendenti della struttura e imprenditori; altre 69, tra medici e infermieri, sono solo indagate. I reati vanno dalla turbata liberta’ degli incanti alla corruzione al falso in atto pubblico. Figura di rilievo e’ quella di Carmine Iovine, finito in carcere, ex direttore sanitario dal 1995 al 2000 dell’ospedale casertano, quindi funzionario di vertice dimessosi appena nel dicembre 2016. Questa volta pero’ la camorra non c’entra, sebbene Iovine sia cugino dell’ex boss, oggi pentito – Antonio Iovine detto “o ninno” – e l’indagine della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere abbia preso le mosse proprio dall’inchiesta anticamorra di due anni fa della Dia e della Dda di Napoli. “Un quadro allarmante connotato da un’illegalita’ diffusa e da una gestione personalistica delle gare d’appalto della struttura” ha commentato il Procuratore Maria Antonietta Troncone, mentre il capo della Dia di Napoli Giuseppe Linares, ha parlato di “una lobby sanitaria in cui aziende del settore si dividono gli appalti relativi a servizi strategici danneggiando gli imprenditori onesti e gli stessi utenti”. E’ stata la Direzione Investigativa Antimafia a scoprire, anche grazie ai rilievi mossi dall’Anac di Cantone, che accanto a quella parte di struttura ospedaliera che faceva capo al clan Zagaria, ve n’era un’altra che vedeva come figura di riferimento Carmine Iovine che, da quanto emerso, non agiva per conto del clan, ma per arricchire se’ stesso e i suoi collaboratori; nel mirino sono cosi’ finiti appalti per decine di milioni di euro banditi e aggiudicati tra il 2013 e il 2015 dietro il pagamento di tangenti, ovvero soldi, buoni benzina e assunzioni. C’e’ la gara d’appalto per oltre 14 milioni di euro relativa al “Servizio di pulizia e sanificazione delle aree ospedaliere e servizi”, che e’ stata aggiudicata alla Gesap dell’imprenditore Marco Napoletano, finito ai domiciliari o la gara pubblicata per il “servizio di Prelievo Trasporto e Smaltimento dei rifiuti speciali” per l’importo di 830.478 euro, andata alla Des srl di Michele Tarabuso, anch’egli ai domiciliari. I controlli mai effettuati, sono stati poi falsificati dopo gli arresti del 2015, quando l’ospedale fu sciolto per camorra e si insedio’ la commissione ministeriale guidata dal prefetto Cinzia Guercio.