Il Csm si spacca sulla nomina del nuovo procuratore di Napoli. Al primo voto e’ clamorosamente fallito il tentativo di convergere su un solo candidato, che era finalizzato a dare la massima autorevolezza a chi sara’ chiamato a guidare una procura da tempo sotto i riflettori per l’ inchiesta con risvolti politici Consip e per le tensioni con i pm romani che condividono la titolarita’ dell’indagine; tensioni culminate con l’iscrizione nel registro degli indagati del pm napoletano Henry John Woodcock per rivelazione del segreto d’ufficio. La frattura si e’ consumata nella Commissione per gli incarichi direttivi, che si e’ divisa esattamente a meta’ tra i due contegiovanni melillo
federico cafiero de raho
ndenti della prima ora: il procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero De Raho e l’ex capo di gabinetto del ministro della Giustizia Orlando, Giovanni Melillo. Difficilmente pero’ il risultato di piena parita’ si riproporra’ in plenum, dove i numeri sembrano giocare a favore di Melillo, che pure – a differenza del suo concorrente – non ha mai diretto un ufficio di procura, pur essendo stato come lui per diverso tempo procuratore aggiunto a Napoli. E comunque sino al voto dell’ assemblea – che dovrebbe avvenire per la fine del mese, una volta acquisito il parere del ministro della Giustizia sui due candidati- al Csm c’e’ chi intende continuare a lavorare perche’ si arrivi ad una soluzione unitaria. Un impegno che vede in prima fila, da settimane, il vice presidente Giovanni Legnini. In Commissione Melillo – che ha 58 anni, e’ nato a Foggia ed e’ in magistratura dal 1985 – ha ottenuto i voti del presidente Valerio Fracassi (Area), e dei laici Paola Balducci (Sel) e Pierantonio Zanettin (Fi). De Raho – che ha 65 anni, e’ napoletano e indossa la toga dal 1978 – ha invece avuto il sostegno dei togati di Unicost Francesco Cananzi e Massimo Forciniti e del consigliere di Magistratura Indipendente Luca Forteleoni. In plenum pero’ dovrebbe essere l’ex capo di gabinetto di Orlando ad avere la meglio. Lo appoggerebbero quasi tutti i sette laici (l’eccezione potrebbe essere Alessio Zaccaria indicato dai Cinquestelle), il primo presidente e il Pg della Cassazione, il togato di Magistratura Indipendente Claudio Galoppi e cinque su sette consiglieri di Area. Gli altri due componenti di questo gruppo, Piergiorgio Morosini e Ercole Aprile, sono schierati invece con De Raho, sia perche’ ritengono che abbia piu’ titoli (compreso quello di aver coordinato le indagini sfociate nel processo Spartacus, concluso con centinaia di condanne per i clan dei casalesi) sia perche’ non vedono di buon occhio il passaggio quasi diretto di Melillo (e’ sostituto pg a Roma solo da qualche mese) da un ruolo chiave del ministero al vertice di una procura. Con il loro appoggio, unito a quello dei 5 consiglieri di Unicost e di due togati di Magistratura Indipendente, il procuratore di Reggio si fermerebbe a 9 voti. E anche se Aldo Morgigni, l’unico consigliere della corrente che fa capo a Piercamillo Davigo, decidesse alla fine di sostenere lui, superando le perplessita’ legate al fatto che De Raho ha un figlio che fa l’avvocato penalista a Napoli (con cui pero’ non ha rapporti da 20 anni), sarebbe sempre al di sotto dei presunti 14 voti accreditati a Melillo. Se questo scenario dovesse essere confermato,non e’ escluso in linea teorica che De Raho possa fare alla fine un passo indietro, cosi’ come fece un anno fa il suo attuale concorrente, quando gli fu chiaro che non aveva la maggioranza per essere nominato procuratore di Milano. La partita potrebbe essere pero’ ancora tutta da giocare, visto che tutti e due i candidati sono considerati in pole position per un altro incarico prestigioso, quello di procuratore nazionale antimafia,che Franco Roberti sta per lasciare a breve.