Estorsione al Re Bingo di Pompei, Moxedano ritratta in aula ma il pm chiede 30 anni di carcere per il clan Cesarano

Non è bastato ai boss del clan Cesarano che la presunta vittima delle loro estorsioni ritrattasse in aula per avere richieste di condanne meno pesanti al processo che si sta celebrando con il rito abbreviato davanti al gup Giuseppe Sassone del Tribunale di Napoli. Infatti il pm Giuseppe Cimmarotta della Dda di Napoli ha avanzato una richiesta di condanna pe­sante per il boss Luigi Di Mar­tino, Giggino ‘o profeta: 12 anni e 16mila euro di multa. Oltre che di estorsione aggravata viene ritenuto il mandante del pestaggio di un parcheggiatore della sala Bingo di Pompei avvenuto il 5 agosto 2016 come vendetta per una rata “saltata”, per cui gli vengono contestate anche le lesioni pesonali. Per Nicola Esposito ‘o mostro, invece, la richiesta è stata di 6 anni e 9 mesi e 12mila euro di multa, mentre per Giovanni Cesara­no detto Nicola e Fiorentino Di Maio che sarebbero stati intermediari per conto di Di Martino è arrivata la richiesta di condanna a 4 anni e 9 mesi a testa. Eppure in aula Gaetano Moxedano. fratello del più noto Mario, ex vice presidente del Napoli e poi di Savoia e Turris, proprio davanti al gup aveva dichiarato: “Non ho mai conosciuto né Luigi Di Martino, né Nicola Esposito. Se ho fatto i loro nomi quando sono stato ascoltato dai carabinieri è perché li ho sen­titi dal mio socio”. Ma Pietro Palomba che con i Moxedano gestiva il Bingo di Scafati, sosteneva che era stato Gaetano Moxedano a fargli i nomi dei boss. Il processo riprende la settimana prossima con le arringhe dei difensori.

 

(nella foto da sinistra i boss Luigi Di Martino ‘ o profeta e Nicola Esposito ‘o mostro e poi Giovanni Cesarano, detto Nicola)

 

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