Ingente sequestro di beni a un costruttore della provincia di Messina. La Direzione investigativa antimafia della citta’ dello stretto, con la collaborazione del Centro operativo di Catania, ha eseguito un decreto di sequestro dei beni, emesso su proposta del direttore della Dia Nunzio Antonio Ferla, nei confronti di un imprenditore di Sant’Agata di Militello, attivo nel settore del movimento terra e della produzione del calcestruzzo, ritenuto vicino alla cosca mafiosa di Mistretta.  Nel corso dell’indagine “Autostrada”, coordinata dalla Dda di Salerno, sono stati documentavano i collegamenti tra l’imprenditore Antonio Iovino, affiliato al clan camorristico “Fabbrocino”, ed i responsabili di alcune imprese messinesi, tra le quali anche una societa’ direttamente gestita dallo Smiriglia. Nel corso dell’operazione “Montagna” coordinata dalla Dda di Messina, gli e’ stato contestato il reato associativo mafioso. Successivamente e’ stato completamente prosciolto ma ulteriori risultanze investigative – ed in particolare le dichiarazioni di pentiti come Carmelo Bisognano – hanno portato la Procura ad ipotizzare la possibile revoca della sentenza di “non luogo a procedere”.
I sigilli sono scattati per il patrimonio di Antonino Smiriglia – aziende, terreni e mezzi per 3,5 milioni di euro – di Sant’Agata di Militello, noto imprenditore legato alla cosca mafiosa di Mistretta. Pur essendo destinatario, nel tempo, di svariate indagini – tra le quali Omega, Scipione, Dionisio, Autostrada e Montagna – non ha mai subito provvedimenti di condanna per reati associativi o connessi agli ambienti della criminalita’ organizzata. Ciononostante, gli atti d’indagine, spiega la Dia, disvelano la figura di un imprenditore “concretamente legato” alla criminalita’ organizzata attiva prevalentemente nell’area Nebroidea e Barcellonese, ed in particolare al clan di Mistretta influente lungo la fascia costiera tirrenica. In forza di questi legami avrebbe ottenuto, attraverso le sue imprese, commesse pubbliche i cui introiti, avrebbero, in parte, rimpinguato le tasche di Cosa nostra. E’ stato documentato come sia stato sempre vicino a contesti criminali associativi partecipando, anche direttamente, a summit mafiosi, essendo di fatto un riferimento importante per diverse cosche criminali. Nell’operazione di polizia “Omega”, coordinata dalla Dda di Messina, sono state riscontrate le relazioni del proposto con Mario Aquilia, indicato nell’indagine quale appartenente alla famiglia mafiosa barcellonese. Nell’attivita’ investigativa “Scipione”, coordinata dalla Dda di Messina, e’ stato documentato un incontro di mafia, tenutosi nell’autunno del 2003 ad Aidone (Enna) – presso il “Casale Belmontino” riferibile a Mario Giuseppe Scinardo – al quale avevano partecipato alcuni tra i piu’ importanti esponenti della criminalita’ organizzata messinese dell’epoca (boss Sebastiano Rampulla, il cugino Pietro Iudicello, Vito Rampulla figlio di Pietro, Carmelo Bisognano) e verosimilmente lo stesso imprenditori e stretti familiari. Il nome figura anche nell’indagine “Dionisio”, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catania: nello specifico avrebbe aperto in Castelbuono un impianto di calcestruzzo “sotto la regia” di Bartolomeo Camillo Testa e l’autorizzazione di Sebastiano Rampulla.Â