“Lo Stato qua sono io. La mafia originale… non quella scadente”. A dirlo e’ uno dei figli del boss Peppe “tiradrittu” parlando con uno degli affiliati. Un colloquio intercettato dai carabinieri del Ros e finito negli atti dell’inchiesta della Dda di Reggio Calabria che stamani ha portato al fermo di 116 persone. L’operazione dei carabinieri ‘Mandamento Jonico’, scattata all’alba con il fermo di 116 persone, ha permesso di individuare gerarchie e organigrammi di 23 cosche di ‘Ndrangheta. Tutte ricomprese nel mandamento jonico della Calabria, da cui prende il nome l’indagine, ha consentito di identificare gli autori di estorsioni, danneggiamenti e infiltrazioni in appalti pubblici e lavori privati, “sintomatici di un capillare e asfissiante controllo del territorio da parte delle cosche”, spiegano i militari dell’Arma di Reggio Calabria in una nota. Dall’indagine emergono nuove cariche e strutture tra loro sovraordinate di cui la ‘Ndrangheta si è dotata negli ultimi anni.Accertate anche le modalità di funzionamento di veri e propri ‘tribunali’ competenti nel giudicare gli affiliati sospettati di violazioni delle regole del sodalizio criminale, e le procedure da applicare per sanare faide all’interno delle ‘ndrine. Confermata, infine, la pericolosità della ‘Ndrangheta quale struttura unitaria e segreta, articolata su più livelli e provvista di organismi di vertice, che nella provincia di Reggio Calabria trova tuttora il suo prioritario ambito operativo decisionale.I particolari dell’operazione saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa, che si terrà alle 10.30 nel Comando provinciale carabinieri di Reggio Calabria.