La Cassazione nega l’indennizzo per un bimbo autistico di Salerno

No all’indennizzo per il bambino di Salerno autistico. Confermando le sentenza di tribunale e Corte d’Appello, la Cassazione ha bocciato la richiesta di indennizzo presentata da un padre convinto che il figlio avesse contratto l’encefalopatia immunomediata ad insorgenza post vaccinica con sindrome autistica a causa del vaccino antipolio Sabin. Una decisione che arriva alla vigilia della discussione alla Camera del decreto sull’obbligo vaccinale a scuola, gia’ approvato dal Senato e su cui il voto dovrebbe arrivare venerdi’ con la fiducia. E dopo le crescenti proteste del movimento no vax, che hanno trovato uno sponda anche nel dibattito politico. “Direttamente o indirettamente – ha commentato il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin – la tesi principale dei no vax e’ quella di paventare un presunto collegamento, giocando sulla paura delle madri e delle famiglie. Questa tesi e’ stata smentita in questi anni prima di tutto dalla comunita’ scientifica mondiale e adesso anche dal diritto e dalla giustizia”, ora “le forze politiche tutte hanno la grande occasione di rassicurare la popolazione e smentire definitivamente le false notizie, le bufale che hanno alimentato paure ingiustificate e contribuito a far precipitare le coperture vaccinali”. I giudici del Palazzaccio hanno confermato le conclusioni del tribunale e della Corte d’Appello di Salerno, che a seguito di una perizia tecnica avevano a loro volta respinto la richiesta escludendo il nesso di causalita’ tra la vaccinazione e la malattia. Il papa’ del ragazzo chiedeva, come tutore, l’indennizzo al ministero della Salute e alla Regione Campania ai sensi della legge 210 del 1992 sui vaccini, ritenendo che il figlio si fosse ammalato a causa della terapia vaccinale. E chiedeva alla Cassazione di annullare il verdetto della Corte d’Appello di Salerno, basata su una perizia che aveva concluso che “non e’ tuttora ipotizzabile una correlazione con alcuna causa nota in termini statisticamente accettabili e probanti” e che “non sussistono ad oggi studi epidemiologici definitivi”. La Cassazione (ordinanza n. 18358) ha ritenuto che nel ricorso non vi fossero elementi decisivi per confutare tale soluzione e che la scienza medica citata dal ricorrente “non consente allo stato di ritenere superata la soglia della mera possibilita’ teorica della sussistenza di un nesso di causalita'”, mentre e’ necessario una “ragionevole probabilita’ scientifica”. Si tratta di una decisione di segno contrario rispetto ad una recente pronuncia della Corte d’Appello di Milano, diventata definitiva, perche’ non impugnata. Il caso e’ pero’ diverso perche’ l’indennizzo e’ stato riconosciuto ad una donna, oggi adulta, cui era stato somministrato il vaccino quadrivalente quando aveva sei mesi, oltre 40 anni fa.


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