L’eleganza del Rock ieri all’Olimpico di Roma. Cinquantotto mila persone al concerto degli U2

Cinquantotto mila persone ieri sera hanno riempito lo Stadio Olimpico di Roma per The Joshua Tree Tour. Una vera e propria festa per celebrare i trent’anni dalla pubblicazione dell’album The Joshua Tree, prodotto nel 1987 da Brian Eno e Daniel Lanois. Era la quinta pubblicazione per il gruppo: undici tracce che vinsero, nel 1988, il premio come album dell’anno al Grammy Awards. Fu molto probabilmente l’enorme successo riscosso per questo lavoro a decidere il destino del quartetto rock irlandese, consacrato alla Storia della musica. Da sempre impegnati per la difesa dei diritti civili e per la questione irlandese, cominciano il concerto con Sunday Bloody Sunday: canzone dedicata alla domenica di sangue del 30 gennaio 1972, quando nell’Irlanda del Nord l’esercito del Regno Unito sparò sui partecipanti di una manifestazione provocando la morte di quattordici civili disarmati e il ferimento di altrettante quattordici persone. Da qui, qualche altra canzone incisa prima del 1987 e un ringraziamento a Roma per aver dato loro la possibilità di tornare nella città che ha dato sepoltura a uno dei poeti-eroi preferiti di Bono Vox, l’inglese John Keats. Così come Dave Gahan (Depeche Mode) nello stesso stadio lo scorso 25 giugno, anche Bono Vox rende omaggio al “Duca bianco” con Heroes. E dopo un momento di commozione e di riconoscenza per l’inventore del Glam Rock, è la volta di Pride. Il delirio dello stadio, il calore del pubblico italiano, da sempre il preferito dalla band, e il suono delle parole di Bono che echeggia in un pensiero: “In un momento di paura conserviamo la compassione, la fede, la pace.” Riprende la musica e il gruppo esegue per intero The Joshua Tree. Impegno sociale e politico, invettiva; tante storie raccontate in quest’album che ha venduto più di ventotto milioni di copie in tutto il mondo e che aveva, al tempo della composizione, una precisa linea artistica e musicale: smantellare la mitologia dell’America, come lo stesso frontman dichiarò. Dal Gospel al Blues, dal Country al post Punk al Folk irlandese: questa la trasversalità musicale di un lavoro che la rivista Rolling Stone posizionò al ventisettesimo posto tra i cinquecento migliori album. Sul ledwall scorrono i video del noto regista e fotografo olandese, Anton Corbijn fino a un frammento di un vecchio western dove uno dei protagonisti dice chiaramente “Sei un bugiardo Trump”. Mega concerto durante il quale non poteva di certo mancare un pensiero per le donne e con Bono Vox, The Edge, Clayton e Mullen jr., diventano protagoniste dell’evento le Pussy Riot, Malala, Miss Sarajevo, Rosa Parks,  Christine Lagarde e una giovanissima Angela Merkel. Due ore di concerto introdotto da una spalla d’eccezione come il principe del Brit pop, L’ex Oasis Noel Gallagher e i suoi High Flying Birds. Due ore di musica, due ore di spettacolo con un crescendo di luci, immagini, video e partecipazione. Un crescendo di emozioni. Emozione e curiosità anche per i novelli sposi Francesco ed Elena che, avendo comprato il biglietto per il concerto di Roma prima di decidere la data delle nozze, non si sono persi d’animo e, dopo il fatidico “Si!” al Campidoglio, sono arrivati allo stadio Olimpico in abiti nuziali. Così, tra un bacio e un falsh, tra una canzone e il ringraziamento all’Italia per il lavoro che sta svolgendo nell’accoglienza dei migranti, arriva un inedito per la chiusura: The little things that you leave away, uno dei brani del prossimo album. Ieri a Roma il Rock è salito sul palco con eleganza e maestria, con sobrietà e tanta potenza. Ieri sul palco dell’Olimpico di Roma sono saliti gli U2. E stasera si replica.

Regina Ada Scarico


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