Roma. Mafia Capitale: cade l’accusa di associazione mafiosa, la X sezione penale del tribunale di Roma condanna l’ex Nar Massimo Carminati a 20 anni di reclusione e Salvatore Buzzi a 19 anni al termine del processo di primo grado. La sentenza è stata letta pochi minuti fa in aula.
Condannato anche l’ex capogruppo del Pdl in Comune, Luca Gramazio, a 11 anni di reclusione, 10 anni invece per Franco Panzironi, ex ad di Ama; 11 anni anche per Riccardo Brugia. Per l’ex capo dell’assemblea Capitolina Mirko Coratti (Pd) la corte ha deciso una pena di 6 anni di reclusione. Luca Odevaine, ex responsabile del tavolo per i migranti, è stato condannato a 6 anni e 6 mesi. Altra condanna pesante emessa dai giudici riguarda Nadia Cerrito, segretaria di Buzzi, che ha avuto 5 anni di carcere, mentre al manager Fabrizio Franco Testa toccheranno 12 anni di carcere. Luca Odevaine è stato condannato a 6 anni e sei mesi di carcere, Franco Panzironi a 10 anni, Luca Gramazio a 11 anni. Giordano Tredicine, ex consigliere al Comune di Roma del Pdl, è stato condannato a 3 anni. Condanna a 5 anni di carcere per Andrea Tassone, ex presidente Pd del Municipio di Ostia.
I giudici del tribunale di Roma hanno fatto cadere l’aggravante specifica della Mafia per tutti gli imputati del processo Mafia Capitale, riqualificando le contestazioni in due distinte associazioni a delinquere. E’ questa la principale novità emersa dalla sentenza di primo grado.
A Massimo Carminati condannato a 20 anni di carcere è stata inflitta anche una multa di 14mila euro. A pronunciare la sentenza, nell’aula bunker di Rebibbia, la presidente Rosanna Ianniello. L’ex Nar ha accolto la lettura del verdetto, collegato in videoconferenza dal carcere di Parma, dove è detenuto in regime di 41 bis.
Sono 46 gli imputati nel processo Mafia Capitale conclusosi, in primo grado, davanti ai giudici di Roma pochi minuti fa.
Rispetto alle richieste della Procura che aveva proposto per tutti gli imputati 5 secoli di carcere, i giudici della decima Corte presieduta hanno inflitto oltre 250 anni di carcere, dimezzando di fatto le pene.
“Sono state riconosciute quasi tutte le ipotesi corruttive contestate, devo leggere con attenzione il dispositivo. E’ stato un fenomeno di criminalità organizzata non mafioso”. Così il procuratore aggiunto di Roma Paolo Ielo a margine della sentenza di Mafia Capitale. “Le sentenze non devono deludere, devono essere rispettate – aggiunge – In parte la sentenza riconosce la bontà dei fatti contestati. Ci deve essere per chi fa il mio mestiere un approccio quanto più possibile laico e razionale”.