“E’ vero, ho perso, ma a Roma i clan esistono e io non mi rassegnero’ mai”. Cosi’, in un’intervista a La Repubblica, il procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone, alla luce della sentenza su quella che fu “Mafia Capitale”. Anche se la sentenza del Tribunale, sottolinea, “ha riconosciuto che a Roma ha operato una associazione criminale che si e’ resa responsabile di una pluralita’ di fatti di violenza, corruzione, intimidazione. Che l’indagine di questo ufficio ha svelato un sistema criminale capace di infiltrare il tessuto amministrativo e politico della citta’ fino al punto di avere a libro paga amministratori della cosa pubblica. Questo vedo. E questo dice tre cose. La prima: che abbiamo lavorato bene e che hanno lavorato bene i carabinieri del Ros, che per questo ringrazio. La seconda: che la sentenza apre uno spazio per una riflessione non solo giudiziaria su questa citta’, che pero’ non spetta a me. La terza: non si e’ trattato di una fiction”. “Mondo di Mezzo, come l’abbiamo chiamata noi – aggiunge Pignatone -, non e’ stata una scommessa. Perche’ sono un magistrato e non scommetto sulla liberta’ delle persone. Detto questo, e’ vero. Con questa indagine intendevamo proporre un ragionamento avanzato sul rapporto tra mafia e corruzione. Per altro, muovendoci nel solco della piu’ recente giurisprudenza di Cassazione sull’articolo 416 bis. Ora, il tribunale ha espresso un parere diverso e dunque aspettiamo le motivazioni per comprendere quale e’ stato il percorso logico della decisione. Se si tratta di questioni che riguardano l’interpretazione del reato di associazione a delinquere di stampo mafioso, o, al contrario, di una diversa lettura e qualificazione del fatto storico che il dibattimento ha provato. Dopodiche’, se il tribunale ci convincera’, non faremo appello, altrimenti impugneremo”.
“A Roma – aggiunge il procuratore Pignatone – le mafie esistono. E lavorano incessantemente nel traffico di stupefacenti, nel riciclaggio di capitali illeciti, nell’usura. Solo lo scorso giugno abbiamo sequestrato beni di provenienza mafiosa per 520 milioni di euro. Sono mafie che incidono pesantemente nella qualita’ della vita dei cittadini, nella liberta’ delle loro scelte. Non solo. Roma ha un’emergenza altrettanto grave, se non piu’ grave della mafia. E sono la corruzione e i reati economici. Noi trattiamo bancarotte per centinaia di milioni di euro. Frodi all’erario ed evasioni fiscali per miliardi. E su questo vorrei fosse chiaro a tutti che il mio ufficio non accetta, ne’ intende rassegnarsi all’idea che tutto questo sia normale. Faccia parte del paesaggio. Addirittura ne sia componente necessaria”.
