Sarebbero del boss Toto’ Riina e della sua famiglia i terreni dell’azienda agricola dell’ente Santuario Maria Santissima del Rosario di Corleone appartenente alla Curia. Lo hanno accertato i carabinieri del Ros, che hanno sequestrato beni per oltre un milione e mezzo di euro riconducibili al capomafia e ai suoi. Dalle indagini e’ venuto fuori che Riina e la sua famiglia controllavano e gestivano un appezzamento di terreno del santuario attraverso Vincenzo Di Marco, storico giardiniere e autista del boss e, dal 2001, attraverso suo figlio, Francesco Di Marco. Erano il padrino corleonese e i suoi che di fatto decidevano sia sull’utilizzo dei terreni che sulla distribuzione delle rendite, esautorando il legale rappresentante dell’azienda. L’impresa e’ stata messa in amministrazione giudiziaria per sei mesi “allo scopo – si legge nel provvedimento del tribunale di Palermo, che ha disposto il sequestro dei beni – di consentire la rimozione degli ostacoli al libero esercizio delle attivita’ aziendali depurandole dalle infiltrazioni mafiose”. Decisivi i riscontri emersi da una indagine dei carabinieri del 2012, che ha scoperto una controversia per la gestione dei terreni tra il figlio del capo mandamento, Leoluca Lo Bue, e Francesco Di Marco. Alla fine la contesa era stata decisa dalla moglie di Riina, Ninetta Bagarella a favore di Di Marco. Per gli inquirenti e’ l’ennesima prova che l’anziano e malato capo di Cosa nostra, nonostante la lunga detenzione al 41 bis, sia riuscito e riesca a imporre il proprio volere condizionando le dinamiche criminali non solo interne al mandamento di Corleone, ma anche nei piu’ generali assetti dell’organizzazione mafiosa.
“Il mafioso riesce a reggere bene il carcere e la latitanza, non lo spaventa il disagio. Anzi, il disagio cementa il proprio scudo e il proprio carisma. Quello spaventa i mafiosi invece e’ toccare il loro beni. Ma al di la’ del valore intrinseco, noi oggi diamo una risposta anche ad una delle figlie di Riina“, Lucia, “che chiede il sussidio”, il bonus bebe’ all’amministrazione di Corleone. Lo ha detto il generale comandante del Ros, Giuseppe Governale, illustrando in conferenza stampa il provvedimento di sequestro nei confronti del boss corleonese Salvatore Riina. Sigilli anche una villa a Mazara del Vallo, nel territorio del mandamento controllato dallo storico alleato Mariano Agate, “in cui riteniamo che il boss abbia trascorso alcuni periodi nel corso della sua latitanza. In questo momento la villa viene abitata dal fratello del boss, Gaetano Riina. L’effettiva proprieta’, grazie a queste indagini, viene ricondotta al boss Salvatore Riina: il boss, rivolgendosi a sua nipote durante un colloquio in carcere, le dice: basta che pagate un’affitticieddu’ (un piccolo affitto): ovvero 620 euro a semestre, 103 al mese”. Governale spiega che era indeciso se fare o meno la conferenza stampa nel giorno del 25esimo anniversario della strage di via D’Amelio: “Non dobbiamo stare in silenzio e dobbiamo rispettare la memoria di Borsellino invece parlando. Facendo capire che vi sono parenti del capo indiscusso, tutt’oggi, di Cosa nostra, che sono stati ospitati negli studi televisivi in prima serata in reti importanti. Questo signore (Giuseppe Salvatore Riina, ndr) e’ colpito da un provvedimento di sequestro dei beni”.