Napoli, la faida del contrabbando dietro il duplice omicidio di Ferrara e Rusciano. IL VIDEO

Il 22 luglio scorso, la Squadra Mobile di Napoli>, ha eseguito due ordinanze di custodia cautelare, una emessa dal gip presso il Tribunale di Napoli su richiesta della Dda partenopea e l’altra emessa dal gip presso il tribunale per i minorenni di Napoli. In particolare, e’ stata disposta la custodia in carcere per D’Ando’ Domenico, ritenuto gravemente indiziato di avere deliberato, organizzato ed eseguito, insieme al minore I. A., il 31 gennaio 2017 il duplice omicidio di Ferrara Luigi e Rusciano Luigi, i cui corpi, ciascuno sezionato in due parti, chiusi in buste di plastica e parzialmente interrati, sono stati ritrovati ad Afragola, contrada Franzese il 16 febbraio 2017. L’efferato episodio criminale, va a collocarsi nel contesto di una lotta interna ad un’organizzazione, stabilmente dedita all’acquisto, stoccaggio e vendita all’ingrosso di tabacchi di contrabbando nei quartieri comune a nord di Napoli, di cui erano ai vertici Ferrara, Rusciano, Caiazza Piero, il nipote di D’Ando’ Domenico. L’organizzazione, ricostruito dall’indagine della Squadra Mobile, coordinati da due uffici della procura della Repubblica, cercava di conquistare una posizione di potere rispetto agli affari degli storici gruppi di camorra nei territori dell’area nord di Napoli. Ferrara Luigi infatti era un uomo vicino ai Franzese (sottogruppo del clan Moccia) per conto del quale gestiva il settore del contrabbando di tabacchi, insieme a Rusciano. D’Ando’ Domenico e’ stato affiliato al clan Amato- Pagano, sino alla scomparsa, per ‘lupara bianca’ nel febbraio del 2011, del padre Antonino, uomo di fiducia di Raffaele Amato classe ’65 e poi del nipote Carmine (ai quali era anche legato da vincoli di parentela), vittima della lotta in quegli anni attraversava la compagine, tra la fazione Amato (capeggiata da Amato Carmine) e quella Pagano, facente capo a Riccio Mariano, genero di Pagano Cesare. D’Ando’ dopo la morte del padre si stabili’ ad Afragola ed entro’ nell’organizzazione di Ferrara e di Caiazza Pietro, quest’ultimo era affiliato di prestigio del clan amato Pagano, cugino di Amato Raffaele, capo fondatore della compagine. Proprio la cattura di Caiazza Pietro il 26 gennaio 2017, avrebbe alterato gli equilibri interni al gruppo e dava il via ad una sanguinosa resa dei conti tra le due fazioni, finalizzata ad assumere una posizione di egemonia in un mercato, che dopo un periodo di marginalita’ e’ ritornato, negli ultimi anni, prepotentemente alla ribalta garantendo ragguardevoli guadagni. In tal senso – si legge ancora la nota firmata dall’Aggiunto Filippo Beatrice – le numerose conversazioni telefoniche intercettate hanno evidenziato, sin dall’immediatezza dei due omicidi, un vorticoso giro d’affari gestiti da D’Ando’ e dai suoi sodali, ormai affrancato dal socio Ferrara, tale da richiedere continue e ripetute operazioni di approvvigionamento di merce. Nella ricostruzione dei omicidi nell’individuazione dei suoi autori, fondamentali sono stati i risultati delle indagini tecnico scientifiche, ad esempio l’analisi delle tracce di sangue rinvenute nell’autovettura nell’abitazione, che hanno consentito il monitoraggio dei movimenti di D’Ando’ e del suo complice minorenne, sia nei giorni antecedenti alla scomparsa della delle due vittime, avvenuta il 31 gennaio 2017, che in quelli successivi, tanto da individuare sia il luogo dove Ferrara e Rusciano sono stati materialmente uccisi ed i loro corpi divisi in due parti, per facilitarne il trasporto, quanto il luogo in cui corpi stessi erano stati occultati, nonche’ le vetture e le strumentazioni utilizzate per commettere il duplice omicidio. 


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