Genova. E’ durata meno di un mese la fuga di Giuseppe Mastini, noto col nome di Johnny Lo Zingaro, uscito il 30 giugno, come tutti i giorni, dal carcere di Fossano con altri tre detenuti, come lui in regime di semilibertà e ammessi al lavoro esterno. Quella mattina l’ergastolano, 57 anni, non è mai arrivato alla scuola di polizia penitenziaria di Cairo Montenotte, al confine tra le province di Cuneo e Savona. Alle sue spalle una lunga scia di sangue, a partire dalla fine degli anni Settanta, con anche il coinvolgimento nell’inchiesta sulla morte di Pier Paolo Pasolini. Gli agenti dell’anticrimine lo avevano seguito fin dalla sua fuga a bordo di un taxi da Genova. Si sono finti dei corrieri che dovevano consegnare un materasso gli agenti che hanno arrestato Johnny lo Zingaro in un appartamento in provincia di Siena. Secondo quanto si apprende, la Polizia ha seguito le tracce dell’uomo fin da quando era fuggito su un taxi a Genova. Grazie alle piu’ sofisticate tecnologie, gli uomini della Direzione centrale anticrimine sono riusciti ad individuarlo a Pietrasanta, da dove si è allontanato con la compagna. Johnny e la donna sono stati seguiti dai poliziotti e dagli uomini della Penitenziaria fino a quando non sono arrivati a Taverne d’Arbia. Qui la coppia è stata ospitata da alcuni parenti di Giovanna Truzzi che, per l’arrivo dei due, avevano ordinato un nuovo materasso. Ed è qui che i poliziotti hanno messo in atto lo stratagemma che ha consentito la cattura: gli agenti si sono sostituiti ai corrieri e, una volta all’interno dell’appartamento, hanno segnalato la presenza dell’uomo, facendo scattare il blitz coordinato dal Servizio centrale operativo.