I Cdr di ‘Il Fatto Quotidiano’ e di ‘Ilfattoquotidiano.it’, nell’esprimere la loro “piena solidarietà ai colleghi Corsi, Lillo, Sciarelli e alle persone in vario modo coinvolte nell’operazione di oggi”, evidenziano “la valenza intimidatoria del sequestro di telefoni e memorie digitali dei giornalisti, che attenta alla segretezza delle fonti senza la quale non può esistere un’informazione libera”. Da stamattina e fino al tardo pomeriggio, si legge nella nota congiunta dei Cdr, “militari della Guardia di Finanza e consulenti tecnici, su ordine della Procura di Napoli, hanno perquisito a Roma e in Calabria abitazioni e ufficio del vicedirettore del Fatto Quotidiano, Marco Lillo, nell’ambito di un’inchiesta su presunte rivelazioni del segreto investigativo nel caso Consip. Sono stati sequestrati telefoni, tablet, pc, pen drive, cd e dvd appartenenti a Lillo e anche a persone a lui vicine, estranee alla sua attività professionale. Telefono e computer sono stati sequestrati anche al collega Fabio Corsi, Art director del Fatto quotidiano”.
L’inchiesta, ricordano i Cdr, “nasce da una querela di Alfredo Romeo, imprenditore indagato per corruzione di un dirigente Consip e per questo arrestato nel marzo scorso. Solo oggi, dopo oltre una settimana, è stato restituito il telefonino a Federica Sciarelli, conduttrice di ”Chi l’ha visto?”: era stato sequestrato dalla Procura di Roma nell’ambito di un’altra indagine per rivelazione di segreto, sempre relativa al caso Consip”. “Siamo certi -sottolineano i Cdr- che le Procure di Roma e Napoli conducano con altrettanta solerzia e determinazione le indagini sugli appalti miliardari della Consip e sulle rivelazioni di segreto che nel dicembre 2016 consentirono ai vertici della centrale acquisti pubblica di ripulire i loro uffici dalle microspie collocate dai carabinieri su ordine dei pm del capoluogo campano, vanificando in larga parte l’indagine. Tuttavia, fino a oggi, non abbiamo avuto notizia del sequestro di telefoni e pc dei principali presunti responsabili, dal ministro Luca Lotti a Tiziano Renzi”. “Ferma restando la nostra incrollabile fiducia nella magistratura e negli organi di polizia giudiziaria, occorre sottolineare la valenza intimidatoria del sequestro di telefoni e memorie digitali dei giornalisti, che attenta alla segretezza delle fonti senza la quale non può esistere un’informazione libera. I giornalisti e chiunque entri in contatto con loro sono esposti ad azioni giudiziarie che colpiscono di fatto il diritto di cronaca e l’interesse generale a un’informazione libera e non condizionata, tutelati dall’art. 21 della Costituzione italiana”, concludono.
Anche l’Ordine nazionale dei Giornalisti, in una nota, esprime “solidarieta’ a Marco Lillo e preoccupazione per questo ultimo grave episodio, che è un tentativo di minare la libertà di informazione. L’ordine nazionale dei Giornalisti ricorda che nel momento in cui viene a conoscenza di una notizia il compito di un collega è quello di informare correttamente l’opinione pubblica”. Non è quindi – conclude l’Ordine – “più accettabile una situazione in cui i cronisti giudiziari vengono sistematicamente intimiditi e perquisiti: questo avviene quando entrano in possesso di informazioni su indagini della magistratura, senza che nessuno sia in grado di bloccare la fuga delle notizie”.