Spacciavano droga col paniere a Barra: 58anni di carcere ai ras del clan Cuccaro. TUTTE LE CONDANNE

Undici condanne per un totale di 58 anni di carcere e un’assoluzione, quella di Salvatore Busiello. Si chiude così il processo con rito abbreviato che si è celebrato davanti ai giudici del Tribunale di Napoli per il gruppo di spacciatori della famiglia Scognamiglio di Barra legati al clan Cuccaro. Molto meno rispetto ai 90 anni di carcere chiesti.

Il blitz scattò nel settembre scorso. Tutto in famiglia. Antonio Scognamiglio, nella gestione della sua piazza in “franchising”, non aveva lasciato nulla al caso. Del resto sapeva di poter contare sull’affidabilità e la protezione del focolare domestico. Il padre Paolo, durante la momentanea assenza del figlio e su richiesta di quest’ultimo, si occupava della riscossione del denaro versato dal consumatore di turno. Più articolato, invece, il ruolo della madre, Carmela Cureti. A lei, in occasione delle perquisizioni domicialiari effettuate dalle forze dell’ordine spettava infatti l’onere di far sparire gli strumenti per la pesatura e il confezionamento della droga. In caso di “estremo pericolo doveva doveva disfarsi anche della “roba”.Insomma, non doveva lasciare traccia.
Emblematica l’intercettazione telefonica del 16 settembre 2014. Antonio Scognamiglio, accortosi della presenza degli agenti nei pressi della sua abitazione, decide di chiamare la madre Carmela.

A.S.: «Vedi che stanno bussando le guardie».
C.C.: «Da noi?».
A.S.: «Eh, non lo so. Hanno bussato, vedi. Ci sta il bilancino dentro, lo… come si chiama, dentro la scatola. Mettilo dentro le mutande e basta. Poi non ci sta nulla. Ciao».

Dopo avere “lavorato” per la camorra aveva messo in piedi un’attività di spaccio in casa, con il consenso del clan Cuccaro, che però si faceva consegnare il pizzo, 200 euro a settimana.E così Antonio Scognamiglio, 37 anni, pregiudicato per ridurre i costi del personale aveva affidato alla famiglia tutto il resto della catena di montaggio dello spaccio: cocaina e marijuana venivano consegnate calando il tipico “paniere” dal balcone. Il padre di Scognamiglio riscuoteva il denaro e la mamma nascondeva droga e attrezzature quando arrivavano le forze dell’ordine. Scognamiglio era anche attrezzato per scoraggiare eventuali concorrenti: nell’abitazione, nascoste nel vano di una parete appositamente ricavato, i militari hanno scoperto due pistole.La piazza di Antonio Scognamiglio generava introiti tutt’altro che trascurabili. I vertici dei Cuccaro questo lo sapevano bene e, di conseguenza, non ammettevano alcun ritardo sul pagamento della concessione. Pena il versamento di un’ulteriore balzello. Per poi, in caso di riscontro negativo, passare alle vie di fatto. E così “’o parrocchiano”, pur operando nell’orbita del clan, ne diventava a sua volta vittima. Un paradosso che anche il gip De Falco Giannone mette nero su bianco nell’ordinanza firmata ieri: “Né a diverse conlcusioni si può pervenire, come pare aver fatto la Procura, distinguendo tra il canone regolar- mente corrisposto di 200 euro settimanali e il sovrapprezzo di 170 euro, dovuto come penale e imposto dal clan avvalendosi della propria forza intimidatoria”.Scognamiglio aveva il fiato dei Cuccaro

 

LE CONDANNE

SALZANO VINCENZO 10 ANNI
ANDOLFI ANDREA 10 ANNI
MADDALUNO GAETANO 6 ANNI
MINICHINI LUIGI 4 ANNI
MINICHINI VINCENZO 6 ANNI 2 MESI
SCOGNAMIGLIO ANTONIO 3 ANNI
SCOGNAMIGLIO ANTONIO 6 ANNI E 2 MESI
SCOGNAMIGLIO GENNARO 1 ANNO
CAMPAGNA SALVATORE 6 ANNI E 8 MESI
SCOGNAMILIO PAOLO 1 ANNO E 4 MESI
LARICCHIO CIRO 4 ANNI
BUSIELLO GAETANO ASSOLTO

 

(nella foto da sinistra Gaetano Maddaluno, Antonio Scognamiglio, Gennaro Scognamiglio, Salvatore Campagna, Vincenzo Salzano, Ciro Laricchio)


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